Grants vs prestitiSì al recovery fund ma si tratta sui dettagli. Ecco cosa ha deciso il Consiglio europeo

Il pacchetto Mes-Bei-Sure operativo dal primo giugno. In due settimane la Commissione dovrà lavorare per capire come realizzare il recovery fund che emetterà obbligazioni europee. Ma Nord e Sud Europa sono molto distanti

Afp

Cosa è successo. I 27 leader Ue hanno approvato il pacchetto di aiuti da 540 miliardi di euro: Bei-Sure-Mes (qui una spiegazione facile) che saranno operativi dal 1 giugno e hanno dato il compito alla Commissione europea di lavorare nel dettaglio alla creazione di un recovery fund che abbia come garanzia il bilancio pluriennale. Un nuovo fondo per contrastare la crisi economica dovuta al covid-19 «abbastanza grande da far fronte all’entità della crisi e rivolta ai settori e alle aree geografiche dell’Europa più colpiti», ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. La Commissione dovrà mandare in due settimane ai leader una proposta dettagliata in cui spiega come intende collegare i recovery bond con il bilancio pluriennale europeo e che tipi di obbligazioni europee saranno emessi.

 

Perché non c’è una dichiarazione comune dei 27. Perché nel Consiglio europeo serve l’unanimità per approvare le decisioni. (qui per capire come funziona). E gli Stati sono ancora divisi sui dettagli, molto importanti. L’altra volta il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva rifiutato di firmare una dichiarazione comune. Per evitare lo stallo e l’accusa di essere inconcludenti, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha pensato a un escamotage: pubblicare una sua dichiarazione presidenziale. Per farlo a Michel non serviva l’approvazione degli Stati membri. Si tratta di una comunicazione, niente più. Ma ottiene due risultati: nei media non uscirà la narrazione che questo incontro è stato un fiasco, ed è un messaggio politico per far capire che si sta per trovare un accordo. Lo stesso Michel ha detto che l’Unione europea deve imparare ad agire in modo più rapido.

Quando si troverà un accordo? Non si sa. Forse al prossimo Consiglio europeo che dovrebbe svolgersi il 6 maggio, tra due settimane. La presidente della Commissione europea ha chiarito però che il recovery fund sarà almeno di 1000 miliardi di euro e ha fatto capire che sarà necessario aumentare la quota che gli Stati danno per finanziare il budget comunitario. Oppure non ci saranno le garanzie sufficienti per chiedere in prestito al mercato questi soldi. Di quanto parliamo? Ogni Stato dovrà dare almeno il 2 per cento del proprio Pil. Al momento la quota è poco sopra l’1 per cento. 

Su cosa sono divisi gli Stati. Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia chiedono che il recovery fund si basi sui fondi del bilancio comunitario ed emetta delle obbligazioni fino a 1,5 trilioni di euro (1500 miliardi). La Commissione Ue poi dovrebbe dare questi soldi agli Stati membri tramite grant. Tradotto delle sovvenzioni a fondo perduto che non saranno mai restituiti in sé, ma solo pagando gli interessi. E chiedono che si trovi il modo di anticipare questi soldi il prima possibile con una soluzione ponte per evitare che arrivino troppo tardi.  Ma non è ancora chiaro da dove si prenderebbero questi soldiì. Invece Austria, Svezia, Finlandia e Paesi bassi si oppongono perché vogliono che il recovery fund dia in prestito questo soldi e non a fondo perduto o con il meccanismo del “debito perpetuto”, ma ci arriviamo. 

Cosa ha detto Conte. «Buonasera si è appena concluso il Consiglio europeo. Ha segnato una tappa importante nella storia europea. Tutti e 27 i paesi hanno accettato, abbiamo accettato di introdurre per reagire a questa crisi sanitaria, economica e sociale uno strumento innovativo: il recovery fund. Sarà un fondo per la ripresa con titoli comuni europei che andrà a finanziare tutti i paesi più colpiti tra cui l’Italia, ma non solo l’Italia. È una misura importante perché è passato anche il principio che è uno strumento urgente, uno strumento assolutamente necessario», ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «L’Italia è in prima fila a chiederlo e devo dire la verità, che la nostra iniziativa con la lettera firmata dagli altri 8 paesi è stata molto importante perchè uno strumento del genere era assolutamente impensabile fino adesso. È un nuovo strumento che si aggiungerà a quelli già varati, renderà la risposta Europea, ci auguriamo, molto più solida, molto più coordinata, molto più efficace». Il discorso è durato un minuto esatto.

Con chi sta la Germania. A metà tra le due fazioni. Oggi Angela Merkel in un discorso al Bundestag ha detto che la Germania deve essere pronta a fare la sua parte per aumentare il budget dell’Unione europea e  usare strumenti nuovi come il recovery fund perché  «siamo una comunità di destino. L’Europa non è l’Europa se non si difende a vicenda nei periodi di indebitamento», ma secondo le ultime indiscrezioni la Cancelliera non sarebbe ancora favorevole ai grant. In una conferenza stampa post Consiglio europeo il presidente francese Emmanuel Macron ha forse già trovato la quadra: ha detto che il programma di rilancio economico dovrà includere sia i grant che i prestiti.

Ci eravamo abituati alla parola coronabond. Da dove escono fuori ora i grant? Da una  proposta che ha fatto il governo spagnolo, pubblicata il 19 aprile su El Pais. L’idea degli spagnoli è di finanziare i circa 1.500 miliardi di euro  del recovery fund con un debito perpetuo dei paesi dell’Ue. 

Cosa vuol dire bond perpetuo. Un prestito che viene dato senza scadenza e senza rimborso. Chi presta i soldi però riceve per sempre un tasso di interesse fisso, in genere più alto della media. Tradotto: presto cento euro allo Stato spagnolo che non me li ridarà mai. Per evitare che sia un regalo e per convincermi a prestarli lo Stato spagnolo mi paga gli interessi che maturano su questo prestito. Una piccola cifra, ma a tempo indeterminato. Elimina il problema politico gigantesco chi paga quando scade il debito europeo? Se non scade, non si paga. Gli stati più indebitati evitano di indebitarsi di nuovo. Bisognerà però pagare gli interessi. Chi lo farà? La Commissione europea con il budget aumentato. 

Perché bisogna aspettare altre due settimane? Perché le posizioni sono ancora distanti. C’è anche un altro fattore: la videoconferenza. Di solito il Consiglio europeo ha il pregio di mettere nella stessa stanza 27 persone con il potere di decidere a nome dei loro Paesi. E di solito restano lì dentro prima di aver trovato un accordo, discutendo per sfinimento ogni piccolo dettaglio. Questo vuol dire molte ore di negoziazione in cui i leader non possono andare da nessun’altra parte. Tra una pausa caffè, mini riunioni strategiche ai lati della stanza e improvvisazioni di alcuni leader di solito si trova un accordo. Perché i 27 sono dei politici abituati a scendere a compromessi. La videoconferenza raffredda questa tendenza al compromesso tipica degli incontri dal vivo. Ognuno dietro la webcam ha più forza per ribadire le proprie posizioni. Non è un dato da sottovalutare anche perché nello schermo appaiono solo 13 leader su 27. Non solo, come ha fatto notare la corrispondente del Financial Times, Mehreen Khan, dopo il primo giro di consultazioni, chi vuole parlare di nuovo deve mandare un sms. Molto diverso dall’interrompere un’interlocutore dal vivo e vivacizzare il dibattito. Non solo, ci sarà anche il problema di dove firmare l’accordo. Da remoto sarebbe una novità non prevista dai trattati. 

Cosa aveva detto Sassoli ai 27 leader. Il presidente del Parlamento europeo ha parlato all’inizio del Consiglio europeo. Il succo del discorso fatto ai 27 leader è che il mercato europeo è unico e se gli Stati non troveranno una soluzione comune nessuno di loro potrà pensare di rilanciare economie così interconnesse tra loro. Bene il pacchetto Bei-Mes-Sure ma serve di più. Il Presidente del parlamento europeo chiede un piano più ambiziosobasato su un più ricco bilancio comunitario che emetta anche dei recovery bond: «Non possiamo aspettare che le risorse siano mobilizzate dal prossimo gennaio»(Qui il testo completo)

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