Il Jumbo Jet va in pensioneÈ finita l’epoca degli aerei extra large

L’annuncio della British Airways, che manda in soffitta la sua flotta di Boeing 747 dopo cinquant’anni, è il simbolo di un mercato che sta cambiando: i voli con diverse centinaia di passeggeri saranno sempre più rari, perché economicamente insostenibili e troppo inquinanti. Il prossimo a salutare potrebbe essere l’Airbus A380, un gigante da oltre 600 posti

FABRICE COFFRINI / AFP

Il Jumbo Jet sta per andare in pensione dopo oltre cinquant’anni di carriera. La British Airways ha annunciato il ritiro della sua intera flotta di Boeing 747-400 – 31 aerei in totale – conosciuti appunto con il nome di Jumbo Jet o Queen of the Skies. Il comunicato con cui la compagnia aerea britannica ha diramato la notizia sembra un necrologio: «Con grande tristezza confermiamo la proposta di ritirare la nostra flotta di 747 con effetto immediato».

Arrivato sul mercato nel febbraio 1979, l’aereo aveva rivoluzionato i viaggi aerei con nuovi comfort, un design innovativo e una capienza che poteva superare i 400 passeggeri. La decisione di British Airways è in linea con quella di altre compagnie: negli ultimi mesi hanno annunciato l’interruzione di voli con Jumbo Jet anche Delta Air Lines, United Airlines, Air France e Qantas. Quest’ultima ha dato il suo ultimo saluto al 747 la scorsa settimana, dopo un volo transpacifico da Sydney a Los Angeles.

Nei progetti di British Airways i suoi 747 sarebbero dovuti andare in pensione nel 2024, ma ha anticipato il programma a causa del crollo del traffico aereo per l’emergenza sanitaria del nuovo coronavirus, come spiegato nella nota ufficiale: «È improbabile che la nostra magnifica regina dei cieli possa essere nuovamente utilizzata da British Airways, tenuto conto della recessione causata dalla pandemia di covid-19».

Come ha scritto Michael Skapinker sul Financial Times: «Il nuovi voli, in questa fase di ripresa dal covid, somigliano più a piccoli e agili spostamenti, da un punto A un punto B, piuttosto che operazioni di mastodonti del cielo che raccolgono grandi quantità di passeggeri negli affollati hub aeroportuali».

È accaduto in molti settori e quello dell’aviazione non sembra fare eccezione: la crisi sanitaria ed economica ha accelerato processi già in atto, in questo caso anticipando il pensionamento degli aerei più grandi.

Anche per i tragitti più lunghi gli aerei del futuro, sottolinea il quotidiano britannico, saranno come il Boeing 787 – con una capienza che varia dei 248 ai 336 posti – e l’Airbus A350, che va dai 350 ai 410 posti.

Cambiamenti che sembrano destinati a diventare permanenti. C’entra anche la crescente consapevolezza sull’inquinamento degli aerei: «Anche per i romantici dei velivoli e gli amanti dell’aereo questi giganti sembrano figure obsolete. Volare, in quest’era attenta all’ambiente, è diventato quasi motivo di rimprovero», scrive il Ft.

Lo scorso giugno il 91 per cento dei Boeing 747 è rimasto parcheggiato sull’asfalto di qualche pista aeroportuale: aerei di questo tipo devono viaggiare al massimo della capienza per essere sostenibili da un punto di vista economico e ambientale.

I numeri sul traffico aereo spiegano il cambiamento. I dati di Airports council international (Aci) World rivelano che ad aprile il traffico globale dei passeggeri è diminuito del 94,4 per cento. Mentre Eurocontrol, l’organizzazione intergovernativa europea che coordina il controllo del traffico aereo nel Vecchio Continente, segnala che da febbraio – cioè da quando sono iniziate le prime misure di lockdown in Cina – si registra il calo più drastico dai tempi dell’11 settembre.

Il peso dell’età già si faceva sentire per il vecchio Jumbo Jet. Michael Skapinker ne descrive il declino in un’immagine: «Ricordo un volo su un 747 della British Airways da Città del Capo a Londra nel 2011, dove frammenti di gomma pendevano dagli armadietti. Sebbene BA abbia rinnovato molti dei suoi aerei, in qualche modo mi sono trovato spesso su uno di quelli non ristrutturati. In quelle situazioni qualsiasi ombra di nostalgia è stata offuscata dalle condizioni del 747».

Quando è arrivato sul mercato, invece, il Jumbo Jet era un mezzo quasi avveniristico. Nel gennaio del 1970 Michael Donne, il giornalista del Financial Times che si occupava del settore, descriveva l’ingresso su un Pan American 747 come «entrare in un teatro privato, con un mare di sedili dai colori allegri lungo per 62 metri».

La concorrenza non poteva granché in confronto: «Il rumore del motore è inferiore rispetto alle cabine 707, suo predecessore, specialmente nelle sezioni anteriori. Sebbene il rumore sia ancora fastidioso tra i sedili posteriori, non è abbastanza forte da affogare la conversazione o renderla spiacevole, come nel 707», scriveva Donne.

I Jumbo Jet erano così innovativi da entrare nel cuore degli amanti del volo. Il pilota della British Airways Mark Vanhoenacker ha scritto al Financial Times lo scorso febbraio per un commiato al 747 dopo il suo ultimo volo – da Londra a Città del Capo – sull’aereo che aveva amato fin dall’infanzia, «per le sue dimensioni, la sua forma unica e soprattutto per la meraviglia e senso di libertà che queste tre cifre famose evocano così facilmente».

Con i suoi 400 passeggeri, il Jumbo Jet è stato per ben 37 anni l’aereo più grande del mondo, fino all’avvento dell’Airbus A380, tra i più grandi aerei di linea in circolazione: una specie di castello volante su due piani che può portare anche più di 600 passeggeri.

Nel suo articolo sul Financial Times, Skapinker traccia le differenze tra i due giganti del volo: «Pur non potendo vantare lo stesso successo commerciale della regina dei cieli, l’A380 è l’aereo che mi emoziona di più. Se entrare nel 747 dà la sensazione di andare a teatro, salire su un A380 è come salire a bordo di una nave da crociera. Ho volato su A380 con Birtish Airways, Fly Emirates e Qantas. Mi sono seduto in economy, economy premium e business. Sono sempre rimasto affascinato. Non solo per le dimensioni, anche per l’intrattenimento: una volta ho visto i tre film del Padrino, uno dopo l’altro, quando sono riemerso dalla carneficina che avevo sullo schermo ero sorpreso di non vedere il sangue nei corridoi».

Gli A380 saranno in movimento ancora per un po’, salvo imprevisti. Ma appena tredici anni dopo il debutto, con un volo della Singapore Airlines, Airbus sta interrompendo la produzione dei suoi giganti del cielo: l’ultimo A380 sarà completato a metà del prossimo anno, poi il sipario.

Si dice che il destino di Airbus A380 fosse segnato da tempo. Come e più del suo competitor targato Boeing, l’A380 è troppo costoso e insostenibile economicamente se non pieno di tutti i passeggeri: in poco tempo ha perso l’interesse di molte compagnie aeree, con i nuovi ordini in costante calo e in alcuni casi cancellati.

La compagnia francese ne ha prodotti già 242, distribuendoli a 15 diverse compagnie aeree. Ma il mercato dei viaggi aerei ha preso altre direzioni: negli anni ‘90 Boeing e Airbus provarono a indovinare di quanti aerei extra large ci sarebbe stato bisogno per soddisfare la domanda di passeggeri. Boeing stimava che ne sarebbero serviti meno di 400. Airbus ragionava su cifre molto diverse: intorno ai 1.500.

«Boeing era più vicino alla realtà – riporta il Financial Times – e il suo grande aereo ha prosperato durante i decenni del boom dei viaggi aerei, con un mercato che è passato dai 310 milioni di passeggeri nel 1970 ai 4,5 miliardi dell’anno scorso. Ormai i migliori anni del 747 sono passati, così come quelli dell’A380».

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