“Ammodernamento impianti per la molitura delle olive”. Costo: 1,2 miliardi. “Turismo delle radici” per gli italo-discendenti che vogliano scoprire le origini dei propri avi. Costo: 22,4 milioni. Un “Acquario green” nell’area del porto di Taranto. Costo: 50 milioni.
Il governo ha raccolto l’elenco dei 557 i progetti per il Recovery Fund in un unico documento – con titolo, amministrazione proponente, costo, durata e obiettivo/motivazione. Una lista, ancora provvisoria, che da sola vale oltre 670 miliardi: più del triplo dei 209 miliardi che l’Italia potrà ottenere da Bruxelles. Le proposte arrivano da ministeri, società partecipate e agenzie pubbliche. Ci sono scuola, sanità, i voucher per la connessione, diverse misure per lo smart working e i pagamenti elettronici, la detassazione sul lavoro e la Tav. Ma anche un vasto numero di voci “varie ed eventuali”, che denotano ancora l’assenza di una strategia di fondo del governo.
L’impressione è che lo spirito in pompa magna degli Stati Generali post lockdown abbia lasciato ormai il passo al «catalogo della spesa» temuto da Gentiloni. Si va dai progetti più grandi, come “Italia cashless” (10 miliardi). A quelli spaziali, con la “Costellazione satellitare” per l’osservazione della Terra (1,1 miliardi) e i piccoli satelliti per il «monitoraggio dello spazio extra-atmosferico». Dal rafforzamento delle previsioni meteorologiche, al voto elettronico per gli italiani all’estero. Fino ai progetti più piccoli e locali. Come il rifacimento di singoli istituti penitenziari di Roma, Torino e Benevento e della nuova diga del porto di Genova.
Approfittando dell’arrivo delle ingenti somme europee, tutti vogliono improvvisamente digitalizzarsi, diventare “resilienti” e convertirsi al verde, dal Demanio ai Vigili del Fuoco. Il ministero della Difesa chiede 79,8 milioni per la mobilità green all’interno delle caserme. E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a quanto pare, vorrebbe pure usare i soldi europei per rimettere un po’ a nuovo i suoi uffici. Dalla Farnesina arriva la richiesta di 13 milioni per «la creazione di un sistema domotico per la gestione coordinata di tutti gli impianti del palazzo», in modo «da raggiungere la cosiddetta building automation e avere un edificio intelligente».
E ancora 300mila euro per «dotare di wifi – in aggiunta alle sale riunioni già cablate – circa 60 stanze assegnate ai vertici dell’amministrazione centrale». E pure 14 milioni per il «rifacimento della pavimentazione in marmo del piazzale esterno del palazzo della Farnesina, sede del Maeci, incorporando nella pavimentazione dei generatori piezoelettrici, in grado di trasformare l’energia cinetica dovuta al passaggio di persone e veicoli in energia elettrica».
Il ministero della Giustizia, invece, vorrebbe mettere su una task force per attuare le riforme della giustizia. Alfonso Bonafede chiede 1,6 miliardi di euro per il progetto Monitor, che è un acronimo e sta per Monitoraggio-innovazione-task force-organizzazione-ricerca «per la ripresa e la resilienza della giustizia».
Da solo il ministero dello Sviluppo economico di Stefano Patuanelli sfora i 120 miliardi in progetti di ogni tipo. Dal “Safety 5G” da 19,5 miliardi ai 2 miliardi per portare il 5G in cento città italiane, fino a un futuristico «sistema dinamico per il monitoraggio e la pianificazione ambientale urbana ad altissima risoluzione spazio-temporale».
L’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) di Mimmo Parisi propone un “Piano per le nuove competenze” da 11,2 miliardi con il potenziamento dei centri per l’impiego, in modo che diventino «appealing per tutti i lavoratori e non solo per le categorie di svantaggio». E altri 4,2 miliardi per un progetto di “Empowerment femminile”.
Nel documento poi c’è tanto idrogeno, nel tentativo di agganciare il patto franco-tedesco dell’oro verde. Il Mise vorrebbe creare una “H2 Valley” in Sardegna (20 milioni) e una “Hydrogen Valley” dall’Alto Adige fino a Bologna. Dai Trasporti chiedono 300mila per i treni e 3 milioni per lo sviluppo della mobilità a idrogeno.
Spopolano i Big Data e il digitale. Ci sono progetti per la digitalizzazione dell’Archivio nazionale stato civile e delle liste elettorali. L’Avvocatura dello Stato vorrebbe realizzare pure un progetto di «giustizia predittiva», utilizzando l’intelligenza artificiale per la «predisposizione degli atti difensivi e pareri legali e per la predizione del possibile esito della causa sulla base dei risultati delle precedenti difese».
Il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone propone un piano di “comunicazione e sentiment analysis” per misurare il grado di soddisfazione dei cittadini nei confronti degli uffici pubblici (500mila euro). Dal ministero dell’Innovazione di Paola Pisano arriva l’idea di una piattaforma Amazon all’italiana da 2 miliardi per «sviluppare piattaforme di e-commerce locali su tutto il territorio italiano per il mantenimento della realtà imprenditoriale e tradizionale italiana».
Ma c’è anche qualche evergreen. Il Ponte sullo Stretto, no. Ma la Salerno-Reggio Calabria, sì: 550mila euro per «ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza tra Roma e Reggio Calabria». E poi ci sono i costi del costo dello stesso Recovery Plan: Replus (Recovery Plan Unitary System) sarà il sistema informativo da 7 milioni per monitorare i programmi di investimento del piano, mentre altri 3 milioni serviranno a valutare l’impatto di genere del piano.
Entro il 15 ottobre andranno inviate le prime bozze del piano a Bruxelles. Bisognerà scegliere tra i progetti e trovare una strategia d’insieme. Significa che si dovranno depennare parecchie di quelle 557 voci per rientrare nei paletti precisi in arrivo da Bruxelles. Il ministro Di Maio forse dovrà rinunciare ad ammodernare l’impianto elettrico della Farnesina con i soldi della ricostruzione post-Covid. E forse potrebbe saltare pure qualche acquario o costellazione.
Per prendere spunto, basta allungare l’occhio Oltralpe. La Francia ha presentato il suo piano di investimenti “France Relance” da 100 miliardi, di cui 40 finanziati dall’Europa, con un mese di anticipo. Le misure previste sono in tutto 70 misure, non 557, divise in tre macro aree: 30 miliardi di euro per la transizione ecologica, 35 miliardi per competitività delle imprese e 35 miliardi di euro destinati a promuovere l’occupazione e la formazione dei giovani.