La caccia ai Lupi Grigi in Europa potrebbe essere solo all’inizio. Dopo l’annuncio del governo francese, che ha bandito il gruppo ultra-nazionalista turco dal proprio territorio, parte del Parlamento Europeo chiede una decisione analoga per mettere fuorilegge il movimento in tutta l’Unione. Un movimento che però, formalmente non esiste: grazie alle numerose associazioni di immigrati turchi nei Paesi europei, i militanti riescono infatti a perseguire i loro obiettivi senza dare troppo nell’occhio.
Chi sono i Lupi Grigi
La leggenda vuole che fu una lupa a guidare le antiche tribù turche tra le montagne dell’Asia centrale, secoli prima che queste raggiungessero l’Anatolia e, successivamente, incontrassero l’Islam. Non a caso l’animale è simbolo nazionale, tanto da apparire nelle prime banconote della Repubblica di Turchia, sorta dalle ceneri dell’Impero Ottomano.
Il lupo diventa anche il simbolo del MHP (Partito del Movimento Nazionalista), fondato dal colonnello di simpatie naziste Alparslan Türkes nel 1969. La sezione giovanile di questo partito si chiama ufficialmente Ülkücü (“Idealisti”), ma per tutti sono già i Bozkurtlar (“Lupi Grigi”). La loro ideologia è una sintesi identitaria fra la supposta superiorità etnica e la dottrina islamica, il loro obiettivo la creazione di un grande impero che riunisca tutti i popoli turcofoni dai Balcani alla Mongolia.
I giovani Idealisti si organizzano presto in formazioni para-militari, ricevendo in quegli anni supporto dagli Stati Uniti in funzione anti-comunista. Obiettivi delle loro iniziative violente sono sindacalisti, oppositori politici, minoranze religiose ed etniche come i Curdi o gli Aleviti: secondo lo storico Nikolas Brauns 5mila persone muoiono in Turchia fra il 1975 e il 1980 a causa delle loro azioni.
Dopo il Colpo di Stato del generale Kenan Evren nel 1980, i Lupi Grigi vengono messi al bando in Turchia fino al 1987. Ma nel frattempo sono già arrivati in Europa, diffondendo la loro ideologia soprattutto fra le comunità di immigrati turchi in Germania. Fra 1978 e 1992 nascono sul territorio tedesco tre associazioni, ADÜTDF, ATIB e ATB, che in teoria sono sodalizi culturali, ma rappresentano anche una cassa di risonanza per le idee del partito e una base di reclutamento per nuovi militanti.
I membri dei Lupi Grigi sono molto attivi fuori dalla Turchia: si finanziano con il traffico di eroina, appoggiano l’invasione turca di Cipro nel 1974 e colpiscono ripetutamente le comunità armene, curde, greche ed ebraiche, che considerano nemici della patria turca. È un Lupo Grigio, Mehmet Ali Ağca, a sparare a Papa Giovanni Paolo II nel 1981, in quella che è senza dubbio l’operazione terroristica più nota del gruppo a livello internazionale.
Il nazionalismo turco preoccupa l’Europa
Oggi le azioni violente sono diminuite, ma il branco non è sparito: secondo il think-tank Mena (The Middle East and North Africa Research Center) ci sono al momento oltre 20mila ultra-nazionalisti turchi in Germania e 5mila in Austria, con adesioni in crescita.
Le tre organizzazioni sono ancora attive e contano in Germania oltre 300 sezioni locali: i loro membri vengono educati secondo ideali nazionalisti, frequentano le moschee e si esercitano spesso in arti marziali. Sebbene questi sodalizi rimangano ufficialmente nell’ambito della legalità, l’ambiente culturale che promuovono rischia di favorire tendenze razziste e discriminatorie fra i partecipanti, soprattutto nei confronti di altre minoranze etniche. I Lupi Grigi sono soliti mettere in atto pratiche intimidatorie e ingaggiare occasionalmente scontri con gruppi di curdi e sostenitori del PKK, risse di quartiere in territori contesi che mantengono sempre alta la tensione fra le due comunità.
Secondo l’analisi di Mena, alcuni ultra-nazionalisti sono riusciti nel corso degli anni anche a infiltrarsi nei principali partiti del Paese la CDU e la SPD. La politica tedesca sembra oggi più cosciente del pericolo: le opposizioni hanno chiesto al governo di Angela Merkel di adottare un provvedimento simile a quello francese. La particolarità di questa richiesta è che unisce i poli estremi del panorama politico, Verdi e Linke da una parte e i nazionalisti di Alternative für Deutschland dall’altra.
Anche l’Austria ha i suoi problemi con un movimento che ha portato a diversi episodi di intolleranza, il più noto dei quali è l’attacco a una manifestazione di donne curde nel giugno 2020. L’esecutivo del cancelliere Sebastian Kurz, che da tempo ha preso una forte posizione contro l’Islam politico e l’influenza turca nel suo Paese, ha vietato nel febbraio 2019 l’esposizione della bandiera dei Lupi Grigi e il loro saluto simbolico: un gesto che prevede l’avvicinamento di pollice, medio e anulare della mano destra, con indice e mignolo a rappresentare le orecchie di un lupo. Gruppi di militanti sono attivi anche in Bulgaria e a Cipro, dove la parte nord è di fatto separata dal resto del Paese e controllata dalla Turchia.
In Francia, sono stati soprattutto gli avvenimenti degli ultimi mesi ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui Lupi Grigi e la conseguente reazione governativa. Diverse comunità armene del Paese sono state colpite mentre manifestavano il loro sostegno ai connazionali impegnati nel conflitto in Nagorno-Karabakh. La crescente popolarità fra gli immigrati turchi di questo movimento, unito al timore per nuove radicalizzazioni di cittadini musulmani ha spinto le autorità francesi ad agire.
Ma come illustra al quotidiano Le Figaro lo specialista del tema Didier Billon, la diffusione corpuscolare di questi militanti, senza alcuna struttura ufficiale da poter bandire, rischia di rendere il provvedimento inutile: anche in Francia il movimento si propaga tramite associazioni culturali perfettamente legali e l’unica differenza reale sarà che i loro membri non potranno più fare in pubblico il saluto del lupo.
Il governo turco da parte sua sembra sfruttare indirettamente l’operato di queste associazioni, viste come una sorta di alleato informale pronto a difendere i suoi interessi nei Paesi europei. Ankara ha alzato la voce contro la recente decisione francese (così come aveva fatto nei confronti dell’Austria), con il suo ministro degli Esteri pronto ad assicurare “una dura reazione”.
«Negli ultimi anni si registra una convergenza fra gli ultra-nazionalisti e l’esecutivo di Recep Tayyip Erdoğan», spiega a Linkiesta l’eurodeputato socialista cipriota Costas Mavrides. Del resto il MHP è junior partner nella coalizione governativa e il presidente turco, sopravvissuto al colpo di Stato del 2016, ha rimosso dagli incarichi statali gli uomini del suo ex-alleato e ora oppositore Fethullah Gülen, spesso sostituendoli proprio con affiliati dei Lupi Grigi. «Questa alleanza entra in rotta di collisione con alcuni Paesi membri dell’UE per cui costituisce una seria minaccia».
Da un confronto a livello nazionale con gli Stati europei, la questione potrebbe però trasformarsi in uno scontro aperto con l’Europa tutta. Una lettera firmata da oltre 30 deputati al Parlamento Europeo di diversi Paesi e diversi schieramenti politici è stata inviata all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. La missiva chiede un bando immediato da tutti gli Stati dell’Unione per i Lupi Grigi e le organizzazioni “ombrello” in cui si annidano, che secondo i firmatari «danneggiano i valori e i principi europei».
In un periodo turbolento per le relazioni di vari Stati europei con i propri cittadini di fede islamica, sorge anche il rischio di accrescere la tensione con le comunità turche, spesso ben integrate sul territorio. «Sono loro le prime vittime dell’aggressività dei Lupi Grigi, che impongono una tattica del terrore contro dissidenti e critici di Erdoğan», puntualizza Mavrides, il promotore della lettera a Borrell. «Tante persone di origine turca che vivono in Europa hanno bisogno di essere protette».