Per il calciatore argentino Lionel Messi fanno parte del «pacchetto di benvenuto» preparato dal Paris Saint Germain, del valore di circa 30 milione di euro, dopo l’addio al Barcellona. Per i fan dell’Inter sono (anche) una scritta che appare sulla maglia della nuova stagione, come main sponsor. Ma per tutti, sono, soprattutto, un nuovo mezzo di finanziamento delle squadre di calcio. La nuova rivoluzione dei club europei riguarda i “fan token”, ossia strumenti digitali registrati su blockchain, acquistabili solo attraverso una criptovaluta, che garantiscono a chi li possiede di influire su una serie di decisioni della squadra del cuore.
Non una novità: le piattaforme più importanti come Socios e BitMEX da tempo corteggiano le big dei campionati. Nel 2019 la Juventus aveva lanciato per prima il suo Fan Token, lo Juv (ora scambiato per circa 12 euro), seguita a ruota da Atletico Madrid e Paris Saint Germain. La crisi di liquidità provocata dalla pandemia ha spinto altre società a intraprendere questa strada, come Barcellona, Manchester City e Milan, ma anche Roma e Novara. Per l’Inter si attende ancora una data di emissione. Come dichiara qui la piattaforma Socios, per le squadre con cui ha già stipulato accordi, i token (che sono emessi in numero limitato per ogni squadra) hanno generato 200 milioni di revenue solo nel 2021.
I vantaggi sono evidenti. Il nuovo strumento, che si basa sulla tecnologia blockchain, permette alle società di andare a raggiungere il contributo dei tifosi senza dover emettere quote o altri strumenti finanziari, che modificherebbero la struttura societaria e soprattutto si rivelerebbero onerosi. I Fan Token forniscono solo l’accesso particolare a una serie di servizi, come biglietti gratuiti e sconti sul merchandising, e vendono anche la possibilità di influenzare la vita del club.
Certo, per ora si tratta di una influenza limitata: si va dalla gestione dei social network (a quale giocatore la affidiamo?), fino alla scelta della canzone da suonare allo stadio dopo un gol o la maglia da indossare in una partita. Non si potrà decidere la formazione in campo o influire nelle scelte del calciomercato. Ma in questo modo il tifoso viene coinvolto nelle dinamiche e nella vita della società.
Come sintetizza il sito di Socios, «con i Fan Token ti unisci a un gruppo di tifosi il cui potere decisionale collettivo è assoluto. I nostri partner chiederanno il vostro contributo su questioni relative alla squadra con sondaggi vincolanti e non vincolanti».
Per il tifoso appassionato conta essere vicino alla squadra del cuore, e la questione riguarda soprattutto i fan lontani, quelli che non possono andare allo stadio, che hanno limitato accesso al merchandising e che rappresentano per i club una fonte di ricavi da mettere a frutto.
Come capita con tutte le novità, non tutti apprezzano. In questo senso è emblematico il caso dell’inglese West Ham: di fronte alle proteste dei fan, preoccupati perché il club metteva a pagamento il coinvolgimento dei tifosi (cosa che a loro avviso avrebbe dovuto essere gratuita) la società ha scelto di fare un passo indietro e chiudere il suo accordo con Socios. La tendenza generale, però, sembra andare verso un numero sempre maggiore di accordi e l’ultimo lanciato riguarda l’Arsenal.
Per Socios, fondata nel 1995 dal francese Alexandre Dreyfus, si tratta, insomma, di un periodo d’oro. La sua app è stata scaricata 1,2 milioni di volte dal 2019 e conta 900mila utenti attivi. Al suo attivo vanta 45 partnership, anche fuori dal calcio (cricket, corse, Nba e arti marziali) e revenue che derivano da una divisione 50/50 dei profitti derivanti dalla vendita e dallo scambio dei singoli token. I suoi accordi, come già ricordato, comprendono le maggiori squadre dei campionati europei, arrivano a contribuire al pagamento di veri e propri monumenti del calcio come Messi.
La piattaforma è di proprietà di Chiliz (anche questa guidata da Dreyfus), che è anche il nome della criptovaluta utilizzata per acquistare e scambiare i Fan Token di Socios. In questo senso – ed è l’aspetto più delicato della questione – si entra nella categoria dei virtual token, la cui regolamentazione è decisa solo a livello contrattuale. Come per tutti questi strumenti, il rischio maggiore è la volatilità, cioè la costante oscillazione del valore (un rischio aumentato dal fatto che, per chi volesse rivenderli, il fan token dovrà essere prima riconvertito in Chiliz, e poi di nuovo passare dai Chiliz al denaro).
Nonostante si parli da tanto tempo di criptovalute come Bitcoin o di Non-Fungible Token non tutti conoscono le insidie e le opportunità di questo nuovo strumento. Anche per questo Dreyfus lo vede come uno strumento educativo: «Socios incoraggia il trading? Forse sì. Alcuni però vorranno tenere il loro token per sempre, altri invece lo scambiaranno perché c’è un elemento di azzardo, e perché no?». Di sicuro, visto che si basa su un protocollo particolare ispirato a Ethereum, non li porterà in automatico a comprare Bitcoin. Ma senza dubbio «li educherà» sul funzionamento di questi meccanismi, «e va bene».