Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha presentato l’8 settembre alle parti sociali la proposta di riforma delle politiche attive del lavoro e il programma Gol, la Garanzia di occupabilità dei lavoratori. Con cinque percorsi che saranno offerti a quanti non hanno un’occupazione, che entreranno «in funzione prima dell’autunno», ha detto. Un decreto interministeriale, dopo l’ok della Conferenza delle Regioni, definirà i dettagli della Gol e una prima ripartizione delle risorse tra le Regioni, titolari con lo Stato delle politiche attive e della formazione.
La dote a disposizione è di 4,9 miliardi: 4,4 miliardi nell’ambito della missione 5 del Pnrr, più altri 500 milioni del React-Eu. E l’intento è quello di coinvolgere 3 milioni di persone entro il 2025, di cui almeno 800mila da destinare alla formazione, soprattutto digitale (40%). E il 75% tra donne, disoccupati di lunga durata, disabili, under 30, over 55. Beneficeranno del programma Gol i lavoratori in cassa integrazione per cessazione, ricollocazione e aree di crisi, i disoccupati percettori di Naspi e Discoll, i titolari del Reddito di cittadinanza, i giovani Neet, cioè che non studiano e non lavorano e i lavoratori a bassissimo salario.
Il programma prevede cinque tipi d’intervento: il reinserimento lavorativo per coloro che non hanno bisogno di aggiornare le proprie competenze; formazione breve per chi deve solo adeguarle (upskilling); formazione più lunga per chi deve invece aumentarle o cambiarle (reskilling); percorso combinato, dove necessario, di inserimento lavorativo e sociale, come era previsto nel Reddito di cittadinanza; percorso di ricollocazione collettiva nelle crisi aziendali.
Ovviamente, perché questo programma funzioni, è necessario un forte potenziamento dei centri per l’impiego. Sempre nella missione 5 del Pnrr, ci sono risorse per il Piano di rafforzamento dei centri per l’impiego che – sommati a quelli stanziati nel bilancio nazionale – arrivano complessivamente a quasi 1,1 miliardi di euro. Così come diverse risorse sono messe stabilmente a disposizione delle Regioni a decorrere dal 2021 per l’assunzione di 11.600 nuovi operatori nei centri.
Il premier Mario Draghi però ha indicato proprio le politiche attive come «problema fondamentale da affrontare perché siamo in un periodo di profonda transizione tecnologica verso un’economia sostenibile e quindi è prevedibile che molti settori dovranno ristrutturarsi». Per questo «bisogna che il governo abbia una visione industriale che permetta di allocare, riaddestrare lavoratori nei vari settori».
L’obiettivo di Palazzo Chigi è quello di far partire il Gol prima della legge di bilancio, che conterrà pure la riforma degli ammortizzatori. L’idea è proprio quella di costruire un ponte tra politiche attive e passive del lavoro che consenta a chi perde il lavoro di ottenere comunque i sussidi, ma per meno tempo possibile, transitando il prima possibile a un nuovo impiego. Magari in un settore diverso, per il quale sono previste però competenze affini.
Molto dipenderà dalle Regioni. I concorsi per le assunzioni entro il 2021 di 11.600 nuovi addetti nei 552 Centri per l’impiego – pianificate e finanziate già nel 2019 con il decreto sul reddito di cittadinanza – sono in ritardo, ferme a meno del 10% di assunti. In più, c’è il contratto dei navigator che scade il 31 dicembre. Molti di loro stanno facendo i concorsi per diventare operatori dei cpi. Ma Cisl e Uil ieri hanno già chiesto una proroga del loro contratto di collaborazione con Anpal Servizi.
Ma l’idea che sembra emergere da Palazzo Chigi, visti i tempi lunghi delle Regioni, è quella di coinvolgere le Agenzie private del lavoro, per tamponare le lacune dei centri per l’impiego. Il supporto dei privati, in particolare, potrebbe essere utile soprattutto per i percorsi della Gol destinati ai lavoratori che hanno più probabilità di essere rioccupati.