Jewish Lives MatterPerché la presentazione dell’ultimo libro di Fiamma Nirenstein è importante

Nella sua ultima opera la giornalista e politica parla di un «modo postmoderno di giustificare l’odio più antico», indagando le radici della nuova ondata di antisemitismo, a cui Milano per prima deve opporsi decisamente

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«Il cambiamento d’epoca nel quale siamo immersi sta consegnando alla Lombardia e alle terre ambrosiane sfide sempre più impegnative: il bisogno di pace, non solo per noi ma per il mondo intero, come l’arrivo in questi giorni a Milano dei primi profughi afghani ci ricorda la fame di futuro, dopo mesi in cui la pandemia ci ha chiuso nel presente delle nostre paure; il bisogno di comprendere il destino verso cui siamo diretti, per orientare le scelte politiche e sociali che Milano attende con trepidazione. A noi, agli uomini di fede, spetta il compito di testimoniare quanto la presenza di Dio sia un ingrediente fondamentale per trovare risposte vere ai bisogni provati. È con questa certezza che assicuro la mia e chiedo la vostra preghiera».

Lo scriveva nel settembre scorso l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, al rabbino capo Alfonso Pedatzur Arbib, celebrando l’inizio dell’anno ebraico. Erano i giorni del ritiro delle forze occidentali dall’Afghanistan e dei timori per il ritorno degli integralismi.

Un terreno sul quale comunità laica milanese, cattolica , ebraica, ancora una volta si ritrovavano su un comune impegno di progresso civico.

Una storia lunga, iniziata con la lotta comune al nazifascismo, che ha nella solida anima democratica di Milano una casa sicura. È quindi tanto naturale, quanto importante il confronto attorno al libro di Fiamma Nirenstein “Jewish Lives Matter” che si terrà domani, martedì 30 novembre alle 19,00 alla Sinagoga di via Guastalla 19.

Insieme all’autrice, testimoni della cronaca come i giornalisti Toni Capuozzo e Augusto Minzolini, divulgatori e studiosi come Alessandro Cecchi Paone e Milena Santerini, con i massimi rappresentanti della comunità ebraica milanese, parleranno di come si sia giunti all’attuale rigurgito di antisemitismo: tanto violento quanto pericoloso, poiché sembra avere terreno proprio in quegli ambiti di sedicente movimentismo pro-diritti che dovrebbe invece riconoscere i caratteri evidenti della libertà e della democrazia.

Fiamma Nirenstein descrive il fenomeno perverso che ha scambiato la legittima critica politica per ricomporsi in un rinato odio razziale. Si è troppo facilmente passati dal dibattito contemporaneo all’identificazione di Israele come luogo del male illiberale, laddove invece si è di fronte al sempre più unico, isolato, resiliente esempio di forma di governo democratica – pur con i suoi limiti – in uno scenario locale improntato ai fondamentalismi.

Cosa è accaduto? Come hanno potuto certi ambienti, movimenti finire per professare apertamente una “israelofobia” che colpisce direttamente la componente ebraica delle nostre comunità, seminando intolleranza? Fiamma Nirenstein parla di un «modo postmoderno di giustificare l’odio più antico. Nuova versione dell’antisemitismo, che si arrampica fino all’identificazione dell’ebreo col suprematista bianco».

Un regresso di civiltà che non ci possiamo permettere, soprattutto assistendovi da una Milano che ha il compito di essere sempre più guida di illuminismo culturale, spirito riformista, luogo di produzione di democrazia che non ammette racconti distorti della storia.

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