Oltre il QuirinaleIl possibile accordone Letta-Salvini per votare subito nel 2022

Con l’avvicinarsi dell’elezione del presidente della Repubblica aumentano i sospetti che i segretari di Partito democratico e Lega vogliano mandare Draghi al Quirinale e andare alle urne con questa legge elettorale per fare il pieno di parlamentari. Gli altri alleati, Berlusconi e Renzi, sono contrari

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Negli ultimi giorni si assiste a una reazione del sistema dei partiti al pieno protagonismo di Mario Draghi insito fin dalla formazione del suo governo proprio per sopperire alla assenza progettuale dei partiti stessi. Draghi infatti ricevette il suo mandato, e non solo formalmente, da Sergio Mattarella e non dalle forze politiche che si limitarono (tranne Giorgia Meloni) ad assecondare il progetto. Non siamo proprio al «Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost» ma insomma la tendenza è quella.

Con l’approssimarsi della partita del Quirinale, che la Costituzione d’altronde affida al Parlamento, cioè ai partiti, questi ultimi tendono infatti se non a circoscrivere quantomeno a condizionare il presidente del Consiglio. Così si può per esempio leggere l’iniziativa di Enrico Letta per un vertice dei leader «per mettere in sicurezza la legge di Bilancio» (evidentemente per lui i capidelegazione al governo non sono sufficienti), una mossa che comunque ha il merito di stanare i partiti almeno sulla politica economica.

Insieme a questo, il segretario propone una successiva riunione dei capi dei partiti della maggioranza sulla questione del Quirinale: cosa irrituale, sarebbe la prima volta nella storia che un Capo dello Stato venisse individuato in una riunione. Vedremo se si farà. Ma in questo vertice si potrebbe decidere un’altra cosa molto importante: se andare o no alle elezioni nel 2022. 

Ci sono stati due segnali che potrebbero suffragare l’ipotesi di un accordone Letta-Conte-Salvini per anticipare le urne all’anno prossimo, avendo prima eletto Draghi al Quirinale, come teorizzato da Giorgetti e Bettini. Il primo segnale l’ha acceso Matteo Renzi quando al Festival de Linkiesta di Milano ha detto che Letta potrebbe volere le urne per sbaraccare gruppi parlamentari che non gli rispondono (vedi legge Zan, chiariamo noi) e sfruttare un buon momento (e però Letta ha sempre escluso Draghi al Colle perché lo preferisce a Chigi); che Conte non reggerebbe fino al 2023; che Salvini preferirebbe votare prima che svanisca qualunque effetto sovranista. 

Il secondo segnale è stato lanciato da Silvio Berlusconi, che domenica ha auspicato Draghi «fino al 2023 e oltre». Ora, quell’oltre può essergli un po’ sfuggito di bocca perché sembra prefigurare l’avvento di una maggioranza Ursula dopo le elezioni, il che al momento è fuori dal novero delle cose possibili. Ma resta il fatto che il Cavaliere ha forse fiutato l’aria e inteso ostacolare sul nascere un accordone che prevedesse, come detto, Draghi al Colle e voto in primavera. Che lo faccia per il suo interesse a correre per il Colle qui non interessa: lo ha fatto e basta.

Forse non è un caso che a lanciare questi segnali siano stati Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che sarebbero chiaramente le due vittime designate dell’accordone, in quanto, specie con la legge elettorale vigente, Italia viva e Forza Italia verrebbero, almeno secondo i calcoli di Letta e Salvini, spazzate via dagli elettori. Nulla di più desiderabile, per i due ultimi citati, ma davvero riusciranno a rompere sul nascere un pericoloso giocattolino che causerebbe indubbi danni a un Paese che proprio nel 2022 si gioca tutto, sul duplice fronte della pandemia e del Piano nazionale di ripresa e resilienza e che dunque non avrebbe bisogno di una primavera elettorale e i successivi mesi di trattative per formare il governo, seppure sotto l’alta regìa di Mario Draghi?

Certo, i parlamentari non desiderano che le Camere vengano sciolte anzitempo per ragioni non sempre nobili. E per questo molti di loro, accordone o non accordone, sarebbero pronti a impallinare l’attuale presidente del Consiglio, con smacco enorme per il Paese: quanti punti di spread causerebbe una bocciatura di Draghi? 

Insomma, è chiaro che la situazione politica è entrata in una fase diversa e complicata perché i giochi per il Quirinale si vanno ora intrecciando con gli interessi elettorali e di potere dei partiti. Un incrocio perverso, finché non saranno chiarite le intenzioni dei protagonisti, in primo luogo dei capi dei due soggetti politicamente più forti, Enrico Letta e Matteo Salvini. Mentre Draghi governa come sa e come può, verosimilmente poco entusiasta della piega che stanno prendendo gli avvenimenti.

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