Best of 2021Le dieci cose migliori assaggiate quest’anno

La personalissima e non esaustiva classifica del direttore delle cose più buone mangiate e bevute nel 2021. Un gioco per ripercorrere 12 mesi di poco movimento ma di tante esperienze. E che il 2022 ce la mandi buona

Le dieci esperienze più significative fatte quest’anno, raccolte e commentate. Perché se la fine dell’anno è tempo di riflessioni, fare un viaggio a ritroso ci permette di capire che cosa abbiamo amato, e perché. E ci dà il polso della situazione attuale, e forse anche una bussola per capire il futuro e scoprirne le tendenze. Per me, indiscutibilmente, fatto di concretezza, cucina comprensibile e immediata, luoghi accoglienti dove il gusto e il sorriso sono al primo posto. Ma partiamo da quello che è stato questo anno che si sta per concludere.

Un pranzo e una cena indimenticabili, eccellenti, costosissimi, ma che rimarranno esperienze indelebili sul palato e nei ricordi. Il menu Barolo assaporato da Enrico Crippa a Piazza Duomo ad Alba. E la verticale di tartufo dell’Appennino al Da Vittorio a Brusaporto, durante la quale chiedersi perché andiamo al ristorante e avere la risposta.

 

L’animella e la pecora al Lido 84, dai fratelli Camanini a Gardone: due piatti totali, nei quali il sapore, la consistenza, gli abbinamenti e i toni sono semplicemente perfetti. In una delle sale più belle che io abbia mai visto. La dimostrazione che la cucina di ricerca può anche essere immediata, godibile, semplice nella sua infinita difficoltà di realizzazione e di pensiero. Che cosa differenzia questa tavola da altre, altrettanto sofisticate? Qui il pensiero sta dietro le quinte, e nel piatto, e nel boccone, rimane solo godimento puro.

Due caffè. Quello assaporato lentamente, in una mattinata assolata, sulla terrazza della Samaritaine appena rinnovata. Parigi lì sotto e la cura delle cose belle e buone firmata Cheval blanc. Niente vista ma tanta sostanza invece per le speciali selezioni di Gianni Tratzi, che ogni sabato mattina racconta una storia nuova in tazzina, a Le polveri, a Milano, facendo divulgazione buona e sana, e facendoci capire che il caffè è una cosa seria. Con lui abbiamo anche fatto una Scuola di caffè che potete rivedere qui.

Due vini, anzi, due giovani che fanno vino. Federica Boffa Pio, nuova generazione di Pio Cesare. Assaporare con lei il Barolo Pio 2000 è stata un’esperienza mistica, da ripetere. Bandiera della cantina di famiglia dal 1881, questo vino è prodotto nella maniera classica e tradizionale, con un blend di uve Nebbiolo provenienti da diverse posizioni ed esposizioni ubicate in differenti comuni all’interna della zona del Barolo. Rappresenta da sempre la volontà di rappresentare fedelmente il grande terroir nella sua interezza e completezza, rispettandone ed esaltandone le sfumature. E poi il progetto XXX di cantine di Caldaro, firmato dal Kellermeister Andrea Moser: vini inconsueti, alta moda applicata all’enologia. Peccato solo per la produzione in quantità limitatissime. Il mio preferito? L’étranger, vino rosso da uve Sirah, vendemmiate nel 2019, su un terreno rivolto a ovest, porfirico e calcareo. Molto sapido, ha una grande eleganza data dall’affinamento di due anni in barrique. Intenso e speziato. Il massimo? Berli seduti in un vigneto, mangiando polenta appena fatta e guardando dall’alto il lago di Caldaro.

Tre cose milanesi da mangiare e rimangiare, ad libitum: i katsusando alla bentoteca di Tokuyoshi. Panini giapponesi con lingua e anguilla, incommensurabili. L’aperitivo da Baratie: con i cocktail di Giacomo Sacchetti e la cucina tendenzialmente sarda e sempre goduriosa di Andrea Cicu. Il menu studiato da Tommaso Melilli a Govinda: un condensato di sapori inconsueti e un’apoteosi di colori. Veg e non sentirlo.

Tre hotel, uno al mare e due in montagna. Il rinnovato Splendido mare a Portofino, bomboniera di buon gusto e di grande cura del dettaglio, con camere raffinate e vista incredibile sulla celebre piazzetta. E una prima colazione che è una delle cose per cui vale la pena vivere. A Soprabolzano, invece, il Gloriette guesthouse e la sua accoglienza modaiola in Alto Adige, in pieno altopiano del Renon. La piscina più scenografica e una colazione semplicemente deliziosa, in stile alpino contemporaneo. L’atmosfera da sogno che vi avvolge appena arriviamo al Bad Schörgau è indimenticabile: siamo in Val Sarentino, circondati da monti e abeti. Dentro, il calore dell’accoglienza tipica del Sud Tirolo e un ristorante gastronomico notevole per sapori, accostamenti, piacevolezza, eleganza. E quel certo “non so che” che vi subito capire di essere nel posto giusto per stupirvi.

L’insalata di Planet Farm: un esperimento ben riuscito che mette insieme scienza, visione, gusto e sostenibilità. E una bella storia di riscatto e di voglia di rendere il mondo un posto migliore. Da abbinare con i formaggi di bufala del Caseificio 4 portoni, con la visione imprenditoriale e digitale di un’altra giovane brillante, Roberta Gritti.

Tre esperienze gastronomiche che vorrei ripetere anche subito per piacevolezza e varietà, eleganza e ricchezza di gusto: da Daniele Lunghi alla neonata Novo Osteria, da Federico Zanasi a Condividere Torino, il ristorante più divertente d’Italia, e dai fratelli Costardi a Vercelli.

La torta di rose di In fermentum: uno dei lievitati più morbidi, ricchi, burrosi, golosi, infinitamente soffici mai assaggiati nella vita.

Il pic nic tra le vigne in Franciacorta, al Mosnel: allestimento splendido, ottimi vini, bella degustazione e soprattutto esperienza godibilissima, semplice, corretta per i tempi. All’aperto, in sicurezza, ma con gusto e grazia.

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