Vladimir Putin atterra all’aeroporto di Helsinki per incontrare il presidente finlandese Sauli Niinistö. Al controllo passaporti gli vengono poste le domande di rito: «Nome?», «Vladimir Putin»; «Nazione?», «Russia»; «Occupazione?», «No, per ora solo una visita». È solo una barzelletta che circola da qualche anno in Finlandia, ma restituisce il clima di tensione che può causare un vicino come la Russia.
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la Finlandia pensa di non poter perdere altro tempo. Vuole entrare nella Nato e vuole entrarci subito. L’annuncio di ieri del presidente Niinistö e della premier Sanna Marin lascia intendere che una domanda formale di adesione da parte di Helsinki possa arrivare entro pochi giorni. La Svezia dovrebbe fare lo stesso, con una richiesta attesa entro la fine della settimana o al più tardi all’inizio della prossima.
L’ingresso dei due Paesi scandinavi nella Nato cambierebbe il panorama geografico della Russia: la sola adesione della Finlandia raddoppierebbe la lunghezza dei confini condivisi con l’Alleanza. Un incubo per Vladimir Putin, che però è il principale artefice di questa situazione.
«La percezione della sicurezza in Europa è cambiata drammaticamente il 24 febbraio, e per i Paesi nordici questo ha portato alla necessità di riconsiderare in modo serio l’adesione al Patto Atlantico», aveva detto Antton Rönnholm, segretario del Partito socialdemocratico di Finlandia (Sdp).
Per decenni, infatti, Finlandia e Svezia hanno coltivato con cura la loro neutralità. Sono due Paesi culturalmente e politicamente occidentali, ma fino a ora sono sempre stati cauti nei loro rapporti con Mosca.
La Svezia non confina con la Russia e viene da oltre due secoli di neutralità militare: l’ultima guerra cui Stoccolma ha preso parte attivamente è stata quella contro la Norvegia, era il 1814. La Finlandia condivide un confine di 1.348 chilometri con la Russia, ha una storia recente di conflitti con Mosca, e nel periodo della Seconda guerra mondiale, Helsinki è stata coinvolta in due conflitti con il Cremlino: la Guerra d’inverno (1939-1940) e la Guerra di continuazione (1941-1944) contro l’Unione Sovietica.
Se dovessero diventare le nazioni numero 31 e 32 nel Patto Atlantico, Finlandia e Svezia potrebbero beneficiare del classico «uno per tutti e tutti per uno»: il motto è una buona sintesi del principio cardine della Nato che porta gli Stati membri a correre in aiuto di uno alleato sotto attacco (Articolo 5 del Trattato).
Da un punto di vista puramente militare, l’aggiunta delle forze armate finlandesi e svedesi darebbe un importante impulso alle forze Nato nel Nord Europa. «Entrerebbero nell’Alleanza due Paesi che hanno mantenuto la leva obbligatoria, hanno un esercito numeroso in proporzione alla popolazione, un esercito ben formato e ben addestrato, con equipaggiamenti militari avanzati e moderni», spiega a Linkiesta Alessandro Marrone, Head of Defence Programme, Istituto Affari Internazionali (IAI).
L’esercito finlandese può contare 280mila soldati attivi e un totale di 900mila riservisti addestrati, oltre ad alcune delle più sofisticate capacità di intelligence e cyber in Europa. La Svezia, come riporta la Bbc, «ha una delle forze aeree più potenti d’Europa e, insieme alla Finlandia, rafforzerà notevolmente la presenza della Nato nella vulnerabile regione baltica». Inoltre Stoccolma ha creato il sistema di difesa marittimo più potente al mondo, tra navi, artiglieria e sottomarini: con i due Paesi scandinavi nell’Alleanza, il controllo di tutta l’area che va dal Baltico all’Artico sarà più agevole.
Da tempo Finlandia e Svezia sono Paesi partner della Nato, fanno esercitazioni congiunte con le forze dell’Alleanza e mantengono una linea di dialogo costante con gli altri Stati occidentali. In sostanza, Svezia e Finlandia hanno eserciti già in linea con gli standard della Nato e soddisfano senza dubbio i criteri democratici previsti, ma l’adesione è tutt’altro che una semplice formalità: «Oggi sono più di 20 i Paesi partner della Nato, ma non è uno status così forte: d’altronde anche la Russia per un periodo è stato partner della Nato. Per avendo un rapporto privilegiato, nessun Paese partner ha diritto alla difesa fornita dall’Articolo 5», spiega Marrone.
Anche i tempi dell’adesione di Finlandia e Svezia saranno un elemento non marginale. La durata del processo di adesione dipenderà dalla rapidità con cui i 30 Stati membri firmeranno l’allargamento.
Il processo di adesione sarà in ogni caso un percorso lungo, un intervallo di tempo in cui gli Stati non sono ancora formalmente alleati Nato. Alcuni esperti ritengono che possa rappresentare una “zona grigia” pericolosa, in cui i due Paesi scandinavi sarebbero vulnerabili a violazioni dello spazio aereo, minacce informatiche e altri attacchi da “guerra ibrida” da parte del Cremlino.
Se da un lato Finlandia e Svezia hanno già chiesto e ricevuto garanzie di sicurezza in questo periodo anche da Stati Uniti e Regno Unito – mercoledì il primo ministro britannico Boris Johnson si è recato in entrambi i Paesi per offrire la propria difesa in caso di attacco russo – dall’altro il cambio di scenario non rappresenta un incentivo per la Russia ad attaccare i due Paesi.
Le forze russe sono già largamente impegnate, tra mille difficoltà, in Ucraina: la Russia ha mobilitato gran parte del proprio potenziale militare senza ottenere il risultato sperato. «Poi non dimentichiamo che Finlandia e Svezia sono due Paesi dell’Unione europea – conclude Marrone – quindi anche un attacco cibernetico, l’unico almeno verosimile, rappresenterebbe un’aggressione al territorio Ue. Questo cambierebbe anche il dibattito sull’embargo all’energia russa e accelererebbe immediatamente i discorsi a Bruxelles. Mosca non può permetterselo, ha troppo in gioco».