La lista delle sanzioni europee comminate alla Russia è così lunga e complessa che si perde facilmente il conto. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha presentato l’ottavo pacchetto, che però secondo il conteggio ufficiale sarebbe il settimo, a cui se ne aggiungono due «di mantenimento».
Le ultime proposte comunque comprendono un tetto al prezzo del petrolio esportato dalla Russia, nuove restrizioni al commercio e l’ampliamento della lista delle persone sanzionate. Come ogni misura sanzionatoria, dovranno ottenere l’assenso di tutti i 27 Stati membri, che ne discuteranno a partire dalla prossima riunione informale, a Praga il 7 ottobre.
Un price cap per tutto il mondo
Il pezzo forte del nuovo round è un tetto al prezzo del petrolio russo. Non solo quello importato dall’Unione europea, che tra l’altro verrà bandito a partire dal 2023 (pur con qualche deroga), ma quello esportato dalla Russia in tutto il mondo.
Nella presentazione, la presidente von der Leyen non ha fornito particolari dettagli, ma la nuova sanzione costituisce in sostanza la base legale di un accordo raggiunto tra i Paesi del G7 nel summit dello scorso giugno a Elmau. Proprio dal documento conclusivo di quel vertice emerge il modo in cui, molto probabilmente, il price cap verrà applicato.
I sette Stati imporranno un limite massimo al prezzo del combustibile, con una soglia per il greggio e una per i prodotti raffinati. Poi, sfruttando la loro posizione di leader nel mercato, vieteranno alle proprie compagnie assicurative di assicurare navi che vendano il petrolio russo, in qualsiasi parte del mondo, a un prezzo superiore a quello stabilito.
La Russia faticherà a trovare trasportatori, visto che il 90% del mercato navale assicurativo è in mano ai Paesi del G7.
«Questo da un lato ridurrà gli introiti della Russia e dall’altro manterrà il mercato globale dell’energia stabile», ha dichiarato von der Leyen.
Per questa misura, però, l’approvazione all’unanimità non è affatto scontata, visti i lunghi tempi di negoziazione per l’embargo al petrolio lo scorso maggio e la tradizionale opposizione dell’Ungheria a qualsiasi tipo di sanzione energetica.
Restrizioni e sanzioni
Più facile procedere con le altre del pacchetto, che contiene anche ulteriori restrizioni al commercio tra Russia e Unione europea. Il divieto di importazione verrà applicato ad altre merci, per un impatto totale sull’economia russa stimato in circa sette miliardi di euro: la Commissione non ha annunciato una lista esaustiva e quasi sicuramente non verranno inclusi i diamanti, come invece si era ipotizzato nei giorni precedenti.
Dall’Europa, invece, Mosca non potrà più importare tecnologie cruciali per l’industria bellica: per esempio pezzi di aeromobili, componenti elettroniche o sostanze chimiche che non erano inclusi nei pacchetti precedenti di sanzioni.
Si allarga poi la già corposa lista di persone fisiche ed entità sanzionate dall’Ue: più di 1300 persone a cui è vietato viaggiare nell’Unione e i cui beni vengono congelati, ha spiegato l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Josep Borrell.
Oltre a Vladimir Putin, al ministro degli Esteri Sergey Lavrov, a 351 parlamentari russi imprenditori di spicco e funzionari di Stato, ci saranno da ora in poi pure coloro che operano per aggirare le sanzioni stesse: non necessariamente cittadini russi, ma figure che, ad esempio, riforniscono il mercato russo di beni europei vietati, o viceversa, con un sistema di compravendita tramite un Paese terzo.
Accanto al rafforzamento delle proibizioni già in vigore ce n’è una nuova: quella per i cittadini europei di far parte degli organi governativi delle società russe, una pratica piuttosto diffusa anche tra ex esponenti politici dei 27 Paesi. Il caso più noto riguarda Gerhard Schröder, cancelliere tedesco dal 1998 al 2005 e poi al servizio dei colossi russi degli idrocarburi Gazprom e Rosneft.
Questo pacchetto si aggiunge ai sei approvati dall’Unione europea in sette mesi, il primo dei quali alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina, per il riconoscimento russo delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Nella serie vanno conteggiati pure due pacchetti complementari, chiamati compliance package e maintenance and alignment package, volti a delimitare meglio le misure, e un numero di iniziative introdotte già nel 2014, dopo l’annessione russa della Crimea.
Sull’efficacia delle sanzioni il dibattito è aperto e inevitabilmente condizionato dalla volontà della Russia di sottostimarne l’impatto e da quella dell’Unione di amplificarlo. La presidente della Commissione ha di recente parlato di un’industria russa «a pezzi» in un intervento all’università di Princeton: «Mancano i pezzi di ricambio, quindi ora i russi stanno smantellando i loro frigoriferi e lavastoviglie per ottenere semiconduttori da usare in ambito militare. Fondamentalmente il Cremlino ha condannato l’economia russa al baratro».
Secondo le stime ufficiali, nel 2022 il prodotto interno lordo russo dovrebbe diminuire dell’11%, il calo più consistente dal crollo dell’Urss. Tutta l’Unione europea spera di aver fatto bene i conti.