Percepire unicorni I problemi da primo mondo di Milano, e Bologna nel paese delle meraviglie

Il capoluogo emiliano è una Roma minore, vive in una bolla in cui il Pd vale ancora qualcosa, dove non raccolgono l’immondizia, le ciclabili sbavano di rosso e i bagni nelle biblioteche pubbliche sono a pagamento. E voi vi lamentate di Beppe Sala

Guido Calamosca/LaPresse

Nell’universo della mia pazzia, ho una nuova teoria: a voi Milano vi ha abituati troppo bene. Era un paio di settimane fa, sono scesa da un vagone della gialla senz’aria condizionata ed ero indignata d’aver fatto due fermate al caldo.

Indignata come le mie amiche che mi dicono non sai, da quando te ne sei andata non è più lei, una città a catafascio, oggi ho aspettato la 90 un quarto d’ora, Milano allo sbando.

Me lo dicono mentre io tapina sono nel centro di Bologna, due chilometri più in là della ciclabile rossa, che non sono abbastanza intrepida reporter da andare a guardare. La settimana scorsa, mentre Milano s’agitava per le nuove fermate del metrò blu, quello che arriva a Linate e indigna Assia Neumann, a Bologna c’era il problema della ciclabile rossa.

Se ho capito bene hanno dipinto una ciclabile di rosso. L’hanno dipinta senza mettere lo scotch lateralmente e quindi la pittura sbrodola, se ho capito bene. L’hanno dipinta troppo rossa e quindi la sovrintendenza alle belle arti non era contenta, se ho capito bene. L’hanno dipinta come gesto simbolico nel giorno in cui Bologna è diventata tutta zona in cui si circola a massimo 30 chilometri orari, se ho capito bene. Solo che questo divieto è così, simbolico, decorativo, di buona volontà: fino a gennaio se lo violi non ti multano, se ho capito bene.

Ora. Sono stata milanese abbastanza a lungo da capire i milanesi. Da capire la loro esasperazione per le stronzate instagrammabili, ormai cifra di tutti i sindaci d’Italia e – immagino – di quelli del mondo (mica il problema dei like e del percepito sarà locale). Li vedo che vedono l’aereo gonfiabile in San Babila, l’aereo gonfiabile casomai non sapessi cosa fotografare per dire al mondo che ci sono le nuove fermate del metrò per Linate, li vedo e ripenso alla me che bestemmiava davanti alla foto di Beppe Sala che si fa fotografare mentre legge il libro di Beppe Sala.

Ora, io non sono abbastanza intrepida reporter da andare a guardare se è vero che la ciclabile rossa si sia staccata dall’asfalto (non capisco perché tutti dicano di Bologna quanto si mangia bene, e nessuno noti la sua caratteristica precipua: nessuno sa fare il proprio lavoro, neanche quelli che pittano la ciclabile. Anche questa non credo sia una specificità locale, ma poca voglia di lavorare quanta tra i bolognesi io forse giusto tra i romani l’ho vista; è d’altra parte vero che ho frequentato pochissimo il Sudamerica – e questa è la parte che potete fotografare per puntesclamativare: Soncini razzista).

Non sono abbastanza intrepida reporter per fare un tragitto a piedi all’ombra dei portici – un pedone, riportavano la settimana scorsa le cronache locali, è stato multato di 18 euro e 20 centesimi perché camminava fuori dal portico di san Luca, forse per fuggire dalle luci da discobar con cui il sindaco ha ben pensato di modernizzarlo – figuriamoci se sono così Chatwin da venire a vedere se questo benedetto metrò per Linate funziona.

E mi sembra evidente che, se non ci vengo, non lo saprò mai: nulla dice «viviamo in un’epoca postfattuale» come le verità perentorie e incompatibili rispetto a queste due fermate di metrò: devi uscire e ritimbrare perché devono controllare quanti vanno a Linate e dividersi i profitti, no non è vero puoi cambiare linea senza uscire – tutti dicono la loro versione con una sicumera che come fai a non credergli, e tuttavia non possono avere tutti ragione.

Però so che a Milano raccolgono la spazzatura, e lo so che state alzando gli occhi al cielo e che sembro vostro nonno che racconta sempre la solita storia di guerra, ma vi assicuro che passare da una vita in cui puoi dare per scontato che qualcuno verrà a casa a prendersi i rifiuti a una in cui, a parità di tassa specifica, devi ingegnarti, organizzare trasbordi, pregare che passi un furgone della nettezza urbana cui chiedere un favore, chiedere a un vicino il numero di quel tizio della raccolta rifiuti che in cambio della mancia ci pensa lui, vi assicuro che passare da quel primo mondo che è Milano a quel terzo (ma che si autopercepisce culla della civiltà) che è Bologna, beh, vi fa pensare che Instagram non sia il primo dei problemi.

Ieri Giancarlo Loquenzi ha scritto d’essere stato cacciato da un ristorante di Roma perché non gli funzionava il pos e lui e la sua accompagnatrice non avevano contanti. Le persone che vivono a Milano hanno letto e hanno pensato: solo a Roma. E io sono invidiosissima di questa consapevolezza, del fatto che tutti – persino i romani, che pure sono imbattibili in quanto a ipertrofia dell’autostima – sappiano che Roma è un posto cialtrone e malvivente.

Quando fai la fila per comprare il pesce in piazza Aldrovandi, a Bologna, e la tizia ti fa scegliere gli involtini, ti consiglia, ti accompagna alla cassa e poi dice che ah, no, il pos mica funziona, puoi andare a prelevare al bancomat (non: signora non si preoccupi, poi me li porta – che sarebbe un po’ il minimo, per il quieto vivere con cui non chiamo la Guardia di finanza e ti lascio evadere le tasse millantando un malfunzionamento del pos di così lungo corso che i clienti abituali arrivano tutti col rotolo di contanti pronto), quando ti succede a Bologna neanche ti metti a raccontarlo.

Perché a tutti piacciono le tradizioni, e tradizione vuole che Bologna venga percepita non come la Roma in minore che è, ma come un luogo civile. Il percepito è tutto, e qualche sera fa c’era un incontro pubblico al quale erano presenti Matteo Lepore (sindaco di Bologna), ed Elly Schlein (segretaria del Pd), e lui ha detto a lei, a proposito della sua segreteria, «abbiamo voltato una nave da cui tutti volevano scendere», e lei ha sorriso compiaciuta e tutti hanno applaudito, ed erano da studiare.

Fenomenologia del come si possa vivere in un universo a sé, una bolla che non ha alcuna idea di cosa ci sia all’esterno, e percepire che il Pd ora sia un partito sul quale tutti vogliono salire, percepire che Bologna sia una città ben amministrata, percepire unicorni. Percepire che siano normali i bagni a pagamento nelle biblioteche pubbliche, e i cassonetti aggiunti invece che eliminati. Percepire che ciò di cui ha bisogno la città sia la riapertura dei canali (percepirsi gioiosi residenti invasi dalle zanzare), e i faretti da festa delle medie sotto ai portici, e un tocco di colore sulla ciclabile.

Voi che vi lamentate di Milano e vi meravigliate che Beppe Sala – che ha anche lui il guaio d’instagrammarsi, ma almeno lo fa dopo aver organizzato una raccolta della spazzatura degna di questo secolo – abbia un tasso d’approvazione alto: vi farei vivere un po’ a Bologna, vi farei.

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