Crimea, 2022. Durante un’offensiva ucraina contro la flotta russa, Elon Musk decide di disattivare la rete di comunicazione satellitare Starlink, di cui è proprietario, lasciando Kyjiv «senza connessione perché stava avanzando troppo». Il timore dell’imprenditore americano è quello di una possibile risposta nucleare da parte del Cremlino e che nasca una «mini – Pearl Harbor». Dopo l’interruzione della linea, di cui non è dato sapere il giorno esatto, la flotta ucraina viene «portata a riva senza alcun danno».
Questa e altre storie su Musk sono state riportate dal giornalista Walter Isaacson all’interno della nuova biografia dell’imprenditore americano intitolata, appunto, “Elon Musk”. A pochi giorni dalla pubblicazione del libro, prevista per martedì 12 settembre, l’emittente Cnn ne ha anticipato alcuni passaggi, tra cui questo risalente allo scorso anno. Secondo Isaacson, la decisione di Musk sarebbe stata quindi conseguenza di una «acuta paura» della possibile risposta di Putin in termini nucleari, a seguito di alcune confidenze di ufficiali russi che lo avrebbero messo in guardia.
Cnn ha riportato un altro estratto della biografia, secondo cui al momento dell’interruzione di Starlink sarebbe intervenuto Mykhailo Fedorov, un vice primo ministro ucraino. «Voglio solo che tu sappia che sei la persona che sta cambiando il mondo con la tecnologia» avrebbe scritto in un messaggio a Musk, «implorandolo» di riattivare la connessione per i droni sottomarini ucraini.
«Che ruolo ho io nella guerra?» si chiede a questo punto Musk durante l’intervista con Isaacson. «Starlink non è stato creato per essere utilizzata nei conflitti. Si voleva permettere alle persone di guardare Netflix e usare internet per la scuola, per motivi buoni e pacifici, non per lanciare droni».
Questo non è il primo episodio che mette in luce il peso e il ruolo di Musk all’interno del conflitto. In equilibrio tra la concessione di Starlink agli ucraini e una comunicazione privilegiata con la Russia, che avviene a livello personale e non tramite il governo americano, secondo Cnn Musk è diventato un power broker, un mediatore di potere, «talmente importante da non poter essere ignorato dai funzionari statunitensi».
Il sistema Starlink, una fitta rete di satelliti artificiali che dal 2019 orbitano intorno al pianeta, garantisce connessione Internet ad alta velocità in ogni angolo del pianeta ed è dunque un elemento cruciale nel conflitto russo-ucraino. I satelliti mappano gli spostamenti dei soldati e aiutano la resistenza ucraina. Un lavoro d’intelligence che permette di vedere oltre la «nebbia di guerra», il manto che le armi sollevano appannando anche le informazioni, sempre più difficili da verificare.
La connessione internet via satellite, come suggerisce il nome, non ha bisogno né di una rete terrestre di cavi, come la fibra ottica, né della vecchia copertura telefonica. Non servono ripetitori. La banda larga arriva grazie a piccole parabole, come per la tv satellitare. L’unico requisito è l’elettricità necessaria ad alimentarle. In tempo di pace, è una tecnologia utile a raggiungere le aree rurali o periferiche. Durante una guerra, può diventare un «ponte aereo» di fondamentale importanza.
Nessun altro evento ha dimostrato il potere di Starlink quanto l’invasione russa dell’Ucraina. Come abbiamo spiegato circa un mese fa in un altro articolo, il servizio ha limitato più volte il proprio accesso. Come se non bastasse, l’anno scorso Musk aveva presentato pubblicamente un «piano di pace» a dir poco discutibile, che sembrava strizzare l’occhio più agli interessi della propaganda del Cremlino che altro.
Alcuni Paesi hanno espresso preoccupazione rispetto a questo monopolio, ma lo avrebbero fatto in privato, proprio per non inimicarsi Musk. Taiwan ad esempio, che possiede un’infrastruttura Internet potenzialmente vulnerabile in caso di invasione cinese, è riluttante a utilizzare il servizio, in parte anche per via dei legami commerciali che Musk ha con Pechino. La Cina, a sua volta, è sospettosa: il Dragone per primo avrebbe chiesto garanzie sul fatto che Starlink non diventi operativo all’interno del proprio territorio, dove Internet è sottoposto al controllo del Partito comunista di Xi Jinping e compagni.
Anche l’Unione Europea non ha perso occasione per manifestare diffidenza. Lo stanziamento dello scorso anno di 2,4 miliardi di euro per costruire una costellazione di satelliti destinati all’uso civile e militare è frutto, in parte, dei timori legati al dominio spaziale di Musk.
Lo stesso governo Biden avrebbe parlato pubblicamente di Starlink il meno possibile, cercando di mantenere un dialogo con l’azienda, utile alle priorità interne e geopolitiche del Paese (la Casa Bianca è anche uno dei maggiori clienti di SpaceX e sfrutta i suoi razzi per alcune delle missioni della Nasa). Una strategia del silenzio fondamentale per non inimicarsi Musk, noto detrattore dell’attuale presidente.
Dopo la diffusione da parte di Cnn degli estratti della biografia scritta da Isaacson, la risposta di Musk non si è fatta attendere. Su «X», l’ex Twitter, ha ribadito: «Anche se Starlink sta continuando a perdere soldi e altre società stanno ricevendo miliardi di dollari dei contribuenti, continueremo a finanziare gratuitamente il governo ucraino». Ma forse adesso servirà qualche garanzia in più di un semplice tweet, per far stare tranquilli gli ucraini e i loro alleati.