Da una parte il fiume Toce, dall’altra la montagna scavata per la vecchia cava di granito, ora diventata un teatro all’aperto. In Val d’Ossola attivisti e attiviste si muovono tra tende da campeggio e alberi di mele. A (ri)unirli tra l’1 e il 3 settembre 2023 è stato il collettivo Ci sarà un bel clima (Cs1bc) che ha creato gli Stati generali dell’azione per il clima. Un incontro unico in Italia, organizzato all’interno del festival “Campo Base”, che si svolge dal 2021 al Tones teatro natura di Oria, paesino piemontese della Val d’Ossola.
«Gli Stati generali sono un processo corale che andrà avanti almeno un anno», dice Clara Pogliani di Cs1bc. Non si tratta, dunque, di un singolo evento, ma di una serie di incontri. Gli obiettivi? Definire delle linee guida comuni all’attivismo climatico, creare una rete italiana di associazioni e gruppi che si occupano di ambiente, realizzare un documento che riassuma cosa si può fare per una transizione ecologica rapida e giusta.
Il risultato di questi tre giorni in Piemonte è un accordo sui temi su cui gli aderenti agli Stati generali faranno una formazione condivisa: politica, modelli economici ed energetici, mobilità, giustizia sociale, sistemi agroalimentari, risorse naturali e territorio, comunicazione e formazione, attivismo. «Abbiamo aperto il vaso di Pandora, da adesso in poi, Cs1bc sarà solo uno dei tanti soggetti coinvolti», aggiunge Giovanni Montagnani del collettivo.
L’attivismo ecologista in Italia, come in altri Paesi, è in una fase di sperimentazione e cambiamento. La pandemia ha indebolito l’onda di coinvolgimento verso le mobilitazioni che nel 2019 hanno portato migliaia di persone a manifestare per il clima. La fase performativa – quella delle vernici sui monumenti – sembra avere ottenuto dei risultati sul piano mediatico e comunicativo. L’attenzione verso queste azioni è ancora alta, come dimostra la presenza delle forze dell’ordine fuori dall’edificio dove si è svolto il primo incontro degli Stati generali.
Alla fine di luglio, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini ha dichiarato: «Fa caldo, indubbiamente d’estate fa caldo e d’inverno fa freddo. Però io amo la montagna e quando vedi i ghiacciai che si ritirano anno dopo anno… beh, certo che stai lì a pensare e a cercare di capire cosa fare. Poi studi un pochino di storia e vedi che sono cicli».
In questo contesto in cui sono le istituzioni a negare sottilmente il cambiamento climatico, la speranza e l’immaginazione sono un atto politico. «Gli Stati generali sono un sogno per il presente: coinvolgere i gruppi che si occupano di attivismo ambientale e creare una voce corale alternativa al pessimismo e al negazionismo», spiega a Linkiesta Pogliani. «C’è ancora un enorme potere creativo da mettere in gioco», aggiunge. All’incontro in Val d’Ossola sono arrivate circa ottanta persone che fanno parte di associazioni, movimenti, Ong, aziende che lavorano con la sostenibilità e reti più o meno informali di cittadini.
I piani di discussione di questi tre giorni di lavoro hanno riguardato narrazioni e politica. Come parlare in modo efficace di un tema complesso? Come allontanare l’antiscientismo? E poi, come evitare un racconto pessimista? E soprattutto, come coinvolgere persone che di attivismo ed ecologia non sanno niente? Ogni discorso fuori dalla cerchia di persone che vengono generalmente e genericamente chiamati “ambientalisti” è una vittoria più o meno piccola del quotidiano, una sfida a cui molti attivisti e attiviste si sottopongono. È il loro primo modo di fare politica. Una delle questioni sollevate in Val d’Ossola è la necessità di rendere i cittadini consapevoli che la questione climatica è in ogni scelta politica: la legge elettorale, il reddito, la mobilità, la filiera alimentare. L’orizzonte elettorale più vicino sono le europee del 2024.
Uno dei rischi a cui va incontro qualsiasi gruppo di persone affini che si parlano è l’autoreferenzialità e la chiusura verso l’esterno. «Abbiamo chiamato chiunque si occupi di ambiente», dice Montagnani di Cs1bc consapevole del problema. A questi Stati generali hanno partecipato: Fridays for future, Cai giovani, Fantapolitica!, Acra, Diciassette, Brescia attiva, Foglia tonda, Italian climate network, Ecologia politica, Terra!, Nucleare e ragione e tanti altri. Non ci sono i big come Legambiente, Greenpeace, Wwf e Ultima generazione.
Secondo Montagnani, «da alcune associazioni non abbiamo avuto risposta, per altre siamo troppo progressisti perché vogliamo unire tante idee e modi di fare attivismo diversi». Nelle discussioni di questi giorni molte persone si sono accorte e interrogate su queste assenze: «Alcune realtà hanno dimensioni, responsabilità o impegni pregressi che rendevano difficile la presenza a questi Stati generali», dice Andrea Sbarbato dell’associazione Cittadini sostenibili. «Forse le associazioni più grandi hanno già la forza e la capacità di dialogare con le istituzioni locali e nazionali», aggiunge Gabriele Ruffato di Cs1bc.
Come ha detto Ferdinando Cotugno, che sull’attivismo climatico ha scritto un libro, “Primavera ambientale”, all’apertura degli Stati generali: «Per il presente, la sintesi è più importante della biodiversità di associazioni». Per Cs1bc, i soggetti che non hanno partecipato al primo incontro potranno aderire alla rete in futuro. Forse, più che i vecchi soggetti ecologisti, i grandi assenti ai lavori di questi giorni sono i partiti verdi. Ancora un grosso elefante nella stanza per l’ambientalismo italiano.