Apertura necessariaIl governo snobba gli attivisti ambientali perché ha paura di loro

La sociologia e la psicologia sono d’accordo: le proteste per il clima, anche quelle più radicali, rendono la cittadinanza più consapevole e posizionano (bene) il riscaldamento globale nel dibattito pubblico. L’esecutivo di Meloni, conscio della sua inazione ecologica, teme di essere definitivamente smascherato, si chiude a riccio e sceglie la strada dell’intimidazione

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«La sociologia dell’ambiente identifica le proteste e i movimenti come cruciali per preparare la società ad affrontare il cambiamento climatico», recita uno studio del 2020 di Dylan Bugden, sociologo della Washington state university, pubblicato sulla rivista Socius: Sociological Research for a Dynamic World. 

Secondo la ricerca, le azioni disobbedienza civile (come quelle di Extinction rebellion e Ultima generazione) o le manifestazioni (i cortei dei Fridays for future) rendono l’intera cittadinanza più consapevole e proattiva in termini di supporto alle cause climatiche e ambientali. Lo stesso studio ritiene che le proteste più estreme e radicali non creino in nessun modo una sensazione di rifiuto o di repulsione nei confronti delle tematiche ecologiche.

Inoltre, altre ricerche nel campo della sociologia ambientale hanno negato l’esistenza di una correlazione tra il sostegno alla questione climatica e l’approvazione di queste forme di dissenso che, inevitabilmente, creano divisioni tra la popolazione e le forze politiche: «Il mancato appoggio ai manifestanti non ha alcun impatto sul sostegno alle richieste di quei manifestanti. Non c’è alcuna prova che le proteste non violente siano controproducenti», scrive lo psicologo Colin Davis in un articolo su The Conversation. 

Che ne condividiate o meno i metodi, gli attivisti ambientali stanno pian piano raggiungendo il loro vero obiettivo: posizionare la crisi climatica all’interno del dibattito pubblico. La nascita dei Fridays for future (2018) ha innescato un cambiamento che sta definitivamente prendendo forma, e il merito (o la colpa, a seconda di come la si pensi) è anche di azioni più radicali, estreme e “fastidiose” rispetto a quelle del movimento fondato dall’attivista svedese Greta Thunberg. 

Basti pensare che, nel 2019, un sondaggio di YouGov mostrava la voce “ambiente” per la prima volta sul podio delle questioni più importanti per i cittadini. «L’improvvisa ondata di preoccupazione è indubbiamente alimentata dalle azioni per la causa ambientale da parte dei membri di Extinction rebellion», scrivevano i sondaggisti. 

Tra quadri, opere e palazzi del potere imbrattati con vernice lavabile, strade bloccate per non più di venti minuti e gomme di suv sgonfiate, anche in Italia – ne ha parlato anche Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno – la disobbedienza civile e l’attivismo ambientale stanno raggiungendo livelli di influenza e notorietà mai visti prima. E, come testimoniato dagli studi citati in precedenza, possono avere un impatto profondo in termini di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. 

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Forse è proprio per questo che, anziché dargli legittimità politica e aprire tavoli di confronto, l’esecutivo di Meloni si sta chiudendo a riccio dinanzi ai giovani che protestano per la causa climatica. Ha paura. Una cittadinanza cosciente influenza l’agenda dei governi ed è più sensibile all’inazione.  

I principali bersagli dell’esecutivo sono le ragazze e i ragazzi di Ultima generazione, trattati come pericolosi vandali nonostante la reversibilità e la pacificità delle loro operazioni simboliche. I membri della maggioranza li descrivono con parole violente, minacciano sanzioni più aspre nei loro confronti e sostengono che il vero ambientalismo sia un’altra cosa, che la lotta alla crisi climatica non si faccia imbrattando il Senato o il Dito di Cattelan in piazza Affari. Fomentano odio, insomma, al posto di ascoltare, dialogare e provare a comprendere (che non significa condividere).  

«A costoro, come a coloro che imbrattano le opere d’arte in tutto il mondo, vorrei ricordare che il contrasto al cambiamento climatico è al centro delle preoccupazioni dei governi di tutto il mondo», ha detto Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, dopo l’azione dimostrativa di Ultima generazione contro il palazzo del Senato, imbrattato con della vernice lavabile. 

Lo stesso Pichetto Fratin che è tornato in Italia durante le fasi decisive della Cop27 e che non ha nemmeno messo piede a Montreal per la Cop15 sulla biodiversità. Lo stesso Pichetto Fratin che ha esultato sui social per essere stato inizialmente nominato – a causa di un errore di trascrizione – ministro per la Pubblica amministrazione. È lui il volto dell’operato ambientale di un esecutivo che punta tutto sul gas, mette le rinnovabili in secondo piano e azzera – per poi ripristinarli parzialmente – i fondi per la ciclabilità urbana in manovra.   

Ma il governo, come detto, non si limita a ignorare il fenomeno dell’attivismo ambientale, destinato ad assumere dimensioni sempre più consistenti. Vuole ridicolizzarlo, minimizzarlo e annullarlo, nella speranza di continuare a mascherare il suo sgonfio programma ambientale (una legge sul clima, per fare un esempio, non è all’orizzonte). «La Lega è al lavoro per rinforzare i decreti sicurezza e per punire con arresto, multa e reclusione quegli pseudo-ambientalisti che si permettono di imbrattare opere d’arte e infastidire studenti e lavoratori bloccando la circolazione. Ora basta», ha scritto su Twitter Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, il 20 gennaio. 

«Si rinfreschino le idee in una comoda cella, imparino la buona educazione. La proposta di legge della Lega c’è, la porteremo avanti», ha aggiunto il leader della Lega dopo un’azione dimostrativa di Ultima generazione contro la sede fiorentina del ministero dell’Economia e delle Finanze. 

Simone Ficicchia fuori dal Tribunale di Milano (LaPresse)

Più grave di queste parole è il silenzio del governo davanti alla vicenda di Simone Ficicchia, attivista di Ultima generazione a processo per le sue proteste per il clima. La questura di Pavia aveva chiesto l’applicazione di un regime di sorveglianza speciale, lo stesso utilizzato all’interno del codice antimafia. Un’istanza, poi respinta dal tribunale di Milano, che somiglia a una forma di intimidazione contro un ragazzo (e la categoria a cui appartiene) che ha manifestato in maniera pacifica.

Un anello di congiunzione tra attivisti e politici potrebbero essere i membri dei partiti ecologisti, ma in Italia non abbiamo una forza politica green davvero influente e strutturata. I parlamentari dell’Alleanza Verdi Sinistra hanno solidarizzato con Ficicchia e si sono spesso schierati al fianco di Ultima generazione, ma è un supporto che al momento si sta limitando alla sfera dei social network. 

Politici e attivisti parlano lingue diverse: i secondi vogliono scuotere i primi, ma sono anche consapevoli di non avere il coltello dalla parte del manico. Se un dialogo con le istituzioni appare una soluzione utopica – e non cercata né da un lato, né dall’altro – un riconoscimento da parte di chi occupa posizioni di potere sarebbe già un incoraggiante segnale di maturità e apertura. 

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