Il sospettoL’inopportuna intervista di Crosetto sul presunto complotto della magistratura

Il ministro della Difesa ha alluso a una possibile inchiesta contro il governo Meloni, riesumando la narrazione berlusconiana delle toghe rosse. Sta forse preparando una grande scusa per un eventuale fallimento del centodrestra?

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Sembra che a palazzo Chigi ieri fossero arrabbiati con Guido Crosetto, il più meloniano dei meloniani, qualcuno dice che da ieri è anche il più berlusconiano dei meloniani. Certo non è normale che un ministro della Difesa spari bordate sotto forma di sospetti contro la magistratura. C’è solo da immaginare la costernazione del Capo dello Stato, che come Crosetto sa bene è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura. La frittata è fatta. All’improvviso il quadro politico fibrilla a causa del caso-Crosetto, un ministro che o ha preso una inaudita iniziativa personale (ma perché?) o ha pensato di dare voce a un’ossessione che ormai ha preso Fratelli d’Italia. 

Il sospetto non è l’anticamera della verità, come teorizzava “Maximilien” Davigo quando la sua toga frusciava nei corridoi dei tribunali ma è il segno appunto di un’ossessione: il berlusconismo, ideologia di un impero economico giunto al potere, ne era impregnato. Ora è Fratelli d’Italia, erede di Forza Italia in quanto a centralità politica, a sospettare che vi sia un pezzo di magistratura verosimilmente rossa che ordisce un complotto contro il governo. L’Associanzione nazionale magistrati raccoglie il guanto di sfida: «Il mio timore è che non si tratti di fiammate episodiche, ma di un progetto», dice Giuseppe Santalucia. Sembra il 1994.

Siccome non si può pensare che un uomo avveduto ed esperto come Crosetto parli senza curarsi degli effetti che il suo sospetto è destinato a generare, il problema è capire che sta succedendo. Non dice di più, il ministro, sul complotto, se non di aver sentito dire che c’è stata qualche riunione. In effetti di recente c’è stata una riunione di Magistratura democratica: a quella allude? Lo dirà in Parlamento, lui è disponibile a dire «alla commissione Antimafia o al Copasir» perché sente tintinnii di manette. Che c’entra il Copasir? Ci sono questioni attinenti alla sicurezza nazionale? E l’Antimafia? Ci sono forse i mille lavori del Piano nazionale di ripresa e resilienza nel mirino dei giudici? 

Ma a parte questi misteri, difficile non vedere che la sortita del titolare della Difesa abbia un senso politico: quello di mettere le mani avanti. Riesumando la narrazione berlusconiana delle toghe rosse contro un legittimo governo di destra e precostituendo la Grande Scusa per un eventuale fallimento, evidentemente un’ipotesi percepita come credibile. 

Da questo punto di vista l’intervista di Crosetto proprio per l’autorevolezza del personaggio che non è un Giovanni Donzelli qualunque, segna una svolta dall’inizio della legislatura perché riapre un conflitto tra le istituzioni e soprattutto – va ripetuto – perché squaderna la sindrome dell’accerchiamento che sta assalendo Fratelli d’Italia: ed è superfluo sottolineare che si scrive Fratelli d’Italia ma si legge Giorgia Meloni. 

Se dovessimo fissare una data, è dalla crisi con l’ex compagno Andrea Giambruno che la presidente del Consiglio dà segni di cedimento nervoso. Quel continuo insistere sul fatto di non essere “ricattabile” era un sintomo di un timore/terrore di qualche cosa in agguato e il suo ultimo atteggiamento in Aula durante il premier time ha di nuovo mostrato in modo greve una Meloni segretaria di partito più che una statista di governo. 

La penosa vicenda del cognato che ferma i treni a suo uso e consumo ha ulteriormente acceso gli animi, forse temendo una qualche iniziativa giudiziaria ai danni di Francesco Lollobrigida. I casi di Daniela Santanchè e di La Russa junior sono stati segnali d’allarme. Sta di fatto che a palazzo Chigi sentono nell’aria qualche cosa di strano, un inizio di accerchiamento, un clima ostile di pezzi dello Stato, segnatamente di quella parte della magistratura che ha già messo alle corde il ministro della giustizia Carlo Nordio, sparito dai radar. 

Il sospetto sul sospetto di Crosetto è che egli abbia voluto mandare un segnale esattamente a quei pezzi di magistratura che ritiene si stiano muovendo nell’ombra, come a dirgli: «Cari magistrati, vi aspettiamo». Sospetti, forse ricatti, certo conflitti. Improvvisamente si ripiomba nel cuore della Seconda Repubblica proprio mentre Giorgia ne annuncia una Terza che con questi chiari di luna potrebbe essere quella della resa dei conti tra magistratura e politica. Ma nel modo peggiore.

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