Un uomo senza volto si è presentato alla Commissione Bilancio della Camera per parlare della manovra finanziaria ma alle opposizioni interessava solo incalzarlo sul Meccanismo europeo di stabilità che Lega e Fratelli d’Italia hanno bocciato. Lui, il ministro dell’Economia senza volto, lo avrebbe approvato volentieri dando seguito a quello che aveva assicurato ai suoi colleghi europei. Cosa che ieri ha però negato. Ma Giancarlo Giorgetti la faccia l’ha persa comunque: così lo ha rappresentato Giannelli, in una vignetta sul Corriere della Sera, mentre passa davanti a una perplessa Ursula von der Leyen. Il ministro sintetizza l’incognita che è diventata l’Italia: senza volto oppure un Giano bifronte.
Giorgia Meloni in questo anno e tre mesi di governo ha cercato di avere una direzione chiara e dritta in Europa, smentendo aspettative negative generate dal suo passato di opposizione anti-europea. Parlava di consorterie europee che penalizzano gli interessi degli italiani e si è trovata al Senato il maggiore rappresentate di questa a suo dire consorteria dalla sua parte. Il senatore Mario Monti non perde occasione di intervenire in aula elogiando la premier, che farebbe volentieri a meno di avere come fan il predecessore che fu una delle principali cause della sua uscita dal Partito della libertà e della fondazione di Fratelli d’Italia. Insomma, la leader dei conservatori europei, ora che i polacchi non sono più al governo di Varsavia, aveva trasformato la sua immagine e si era preparata a sostenere il candidato del Partito Popolare alla Commissione europea. Ma dopo la bocciatura del Mes anche lei sta perdendo i connotati facciali, come Giorgetti.
Sarà soprattutto costretta a perderli ancora di più candidandosi alle europee come capolista in tutte le circoscrizioni italiane (ipotesi ormai più che probabile). Non avrà la forza e il coraggio per una campagna elettorale che dia il segno di cesura con l’estrema destra, una presa di distanza da Matteo Salvini. È convinta che le basterà la forza del suo nome e del suo successo di donna al comando per fare il trenta per cento di voti. Anzi, esporsi su una posizione più europeista, più vicina ai Popolari con i quali vuole condividere il governo a Bruxelles, non fa parte delle sue corde elettorali. Non sarà la premier costretta alle mediazioni e ai compromessi nei Consigli Ue a prevalere. Sarà un continuo cambiamento di maschere, di volti, di profili fino, appunto, a non averne uno.
Come Giorgetti, che è leghista, addirittura vicesegretario del Carroccio, ma non ne condivide la linea politica e le amicizie europee. Anni fa aveva addirittura spinto Salvini a passare al gruppo del Ppe. Bocciato su tutta la linea. Ma Giorgetti rimane sempre sulle sue poltrone, perdendo la faccia, ma mai il posto. Cambiando versione a ogni cambio di maschera, come ha fatto ieri in Commissione, afferma di non aver detto in nessuna sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Che anzi aveva anticipato l’esito scontato del voto del Parlamento.
Vedremo se nei prossimi giorni arriverà una smentita alle sue parole, ma intanto era proprio la logica della trattativa “a pacchetto” che faceva pensare a tutti che si trattava di un do ut des tra Patto di stabilità e Mes. Alla fine Meloni e Salvini hanno subito il primo e hanno bocciato il secondo.