Arieccoci qui, puntuali come una festa comandata qualsiasi, a parlare di Sanremo – il Festival della canzone capace di mettere insieme così tanti italiani che quasi quasi ci intesterei un partito. L’edizione numero 74 è appena iniziata e io sono qui a raccontarvi a caldo le sensazioni gastronomiche che ci hanno suscitato gli artisti in gara nella prima serata in cui, per la prima volta, si sono esibiti tutti, costringendoci alla spaghettata di mezzanotte e alla fetta di pane e Nutella dopo l’una.
Gli artisti in gara sono trenta. Così tanti che, messi in elenco, sembrano la lista della spesa che le mogli preparano ai mariti poco prima di spedirli al supermercato. Elenchi in cui, a un certo punto, sbucano fuori nomi di cose incomprensibili. Allora, il marito disperato, chiama casa e cerca aiuto, nello spaesamento della corsia dei latticini. È lo stesso aiuto che ho cercato io leggendo Bnkr44, Il Tre, Geolier, ieri sera. Solo che io, la moglie, non ce l’ho. E il mio ragazzo Sanremo manco lo guarda.
Ma ho ascoltato attentamente tutti i cantanti, osservato le loro mosse e sono qui a fare quello che mi riesce meglio a febbraio oltre mangiare le chiacchiere: valutare le esibizioni dei cantanti in gara come fossero elementi commestibili. E come potete immaginare, sono voti di pancia.
Clara, Diamanti grezzi – La latta ammaccata dei ceci
Ti chiedi come mai quella strana piega, ma ti convinci che tanto dentro è sempre la solita roba. Che ti piace, ma non ti rende particolarmente felice.
Sangiovanni, Finiscimi – Le nuvole di drago del ristorante cinese
Anonime, te le ritrovi sempre sul tavolo dell’asiatico di fiducia e le mangi solo perché te le sta offrendo Mario, il proprietario del locale che in verità ha un nome più complicato e impronunciabile per te.
Fiorella Mannoia, Mariposa – I confetti del matrimonio di tua cugina alternativa
Aria di festa un po’ gitana e forti vibes di fazzolettata nonostante il sottofondo celebrativo del momento.
La Sad, Autodistruttivo – Le codette colorate per dolci
La stessa roba uguale da venti anni. Non servono a niente, a parte colorare la situazione.
Irama, Tu no – La patata bollente
La metti in bocca e inizi a sbuffare per cercare di uscirne senza danni, ma ormai il danno è fatto. Chiedi aiuto mentre cerchi di mandarla giù, ma nessuno capisce una sola parola. Un dramma senza senso.
Ghali, Casa mia – Il raviolo aperto di Gualtiero Marchesi
L’idea alla base è semplice, il senso di tutto è molto più profondo e di visione larga. L’eleganza è stupefacente.
Negramaro, Ricominciamo tutto – Lo sgombro in bianco prezzemolo e limone
L’intento nel prepararlo è fare una cosa raffinata, di leggerezza. Il risultato ottenuto è solo una roba noiosa.
Annalisa, Sinceramente – Il cornetto fritto
Un’altra di quelle mode di cui non faremo altro che vedere video su TikTok. Proprio quel genere di ricette che sono studiate per essere desiderate, ma che dentro non hanno nulla di speciale. Il solito gioco, che fritto è buono sempre tutto.
Mahmood, Tuta gold – Lo shish Kebab
La sostanza c’è, ed è carne succosa. Ormai conosci il sapore che nel tempo è diventato rassicurante, nonostante il flavour di spezie arabe che non smette mai di sorprendere.
Diodato, Ti muovi – L’albume montato a neve
Ci tieni moltissimo a tenerlo separato e fare in modo che diventi qualcosa di più grande e sostenuto. Ma, a parte una volta nel pan di Spagna, non capisci mai se fa la differenza
Loredana Berté, Pazza – La rosetta con la mortadella
Anche se da tempo segui una dieta vegetariana, non smetti di volere bene alla rosetta. Esiste da sempre, ma conserva un po’ di fascino infantile. Perfetta per fare festa e da godersi velocemente in auto in pausa pranzo.
Geolier, I p’ me, tu p’ te – L’acetosella
Può essere carina, un ingrediente diverso dal solito. Ma sinceramente non sai come usarlo.
Alessandra Amoroso, Fino a qui – La tavoletta di Galak
Il diabete ci ha già preso di mira.
The Kolors, Un ragazzo una ragazza – La pasta risottata
Ti siedi al ristorante e sei nella massima serenità, fino a quando il cameriere dice quella cosa come fosse un valore aggiunto: LA PASTA RISOTTATA. Tu sai che se lo ripeterà anche solo una seconda volta, ribalterai il tavolo e rovinerai la serata a tutti.
Angelina Mango, La noia – Chutney al mango
Nomen omen. Frutto fresco e dolce con il twist spicy che ti svolta il finale.
Il Volo, Capolavoro – La bottiglia di Chianti del supermercato da quattro euro
Se ti sta bene, il problema sei tu.
BigMama, La rabbia non ti basta – L’insalata russa
Pensi di no, poi l’assaggi. Ne prendi ancora e ancora. L’hai finita senza rendertene conto.
Ricchi e Poveri, Ma non tutta la vita – La coda alla vaccinara
Vuoi fare il raffinato e snobbarla, ma certi piatti sono così iconici che prima o poi tornano di moda anche per te.
Emma, Apnea – L’antipasto servito sulla lastra in ardesia
Per carità, magari è anche buono, ma non è più tempo per pensare di fare bene con un piatto così.
Renga Nek, Pazzo di te – La pasta in bianco di Alberto Quadrio
Alla seconda volta che ne sentiamo parlare, siamo già stufi.
Mr.Rain, Due altalene – Il Muu Muu Cameo
Il jingle che ti rimane in testa per sempre non è indicativo della bontà del prodotto.
Bnkr44, Governo Punk – I rotolini di pasta sfoglia con i wurstel
Piacciono agli adolescenti che non sanno cucinare, ma che hanno capito che con un rotolo di sfoglia ti risolvi la vita, dall’antipasto al dessert.
Gazzelle, Tutto qui – Old Fashioned
Spirit di tendenza e di sostanza come un whisky, zero fronzoli, nessuna presunzione.
Dargen D’Amico, Onda alta – La pizza di Franco Pepe
La pizza sembra una cosa semplice e fatta per divertirsi. Poi mangi quella di Franco Pepe che, tra le risate, è come uno schiaffo ai sentimenti profondi dello stomaco e del cuore. Immensa.
Rose Villain, Click boom! – Una ricetta qualsiasi di Suor Germana
Ci rimane in testa, ma non ci serve a niente.
Santi Francesi, L’amore in bocca – Il Magnum Pot
Ti piace, ci fai dei pensieri peccaminosi e ti accorgi di dover smettere solo quando è finito.
Fred De Palma, Il cielo non ci vuole – L’acqua proteica
Sinceramente, non ne sentivamo il bisogno.
Maninni, Spettacolare – I biscotti aperti nella credenza di nonna
Sono molli, li lasci nella credenza. Lei li aveva comprati per te, ma tu non vai a trovarla. Li mangi tra il senso di colpa e la noia.
Alfa, Vai! – Il Chupa Chups Melody
Due ore passate a fischiarci dentro fin quando tua madre ti lascia intendere che da lì a breve ti lancerà una ciabatta. Ti appresti a finire e andare a cercare un altro gioco da fare.
Il Tre, Fragili – Il cuore di palma in barattolo
Nessuno si è ancora accorto davvero della sua esistenza. Non è neanche male, ma è destinato a rimanere sulla parte bassa dello scaffale.
Fotografie Adobe Stock