In ondaCucinare in tv, cosa sta cambiando?

Sempre meno tutorial, sempre più intrattenimento. Il cibo in televisione non è più il protagonista di ricette da replicare, ma un espediente per divertire, far evadere e raccontare storie e persone

Pixabay

Il mondo del cibo è entrato a far parte del palinsesto televisivo italiano nel lontano 1957, con un programma gastronomico di Mario Soldati (scrittore, giornalista, gastronomo e conduttore) intitolato “Viaggio nella valle del Po. Alla ricerca dei cibi genuini”, dodici puntate in cui si raccontava, ogni sera prima del telegiornale, la storia di un prodotto alimentare, di un luogo o di un personaggio della valle del Po.

Da allora i programmi di cucina si sono moltiplicati, facendo leva soprattutto sugli aspetti romantici e affascinanti del cibo e subendo un vero e proprio boom negli anni Novanta con l’esordio de “La prova del cuoco”, condotto da Antonella Clerici su Rai1, e la creazione da parte del Gambero Rosso del primo canale monotematico rivolto al cibo (all’epoca trasmesso su RaiSat, poi passato sulla piattaforma Sky), a cui nel 2017 ha fatto seguito lo sbarco in Italia di Food Network (lanciato nel 1993 negli Stati Uniti, dove rappresentava uno dei canali via cavo più seguiti).

Ma anche al di fuori di questi circuiti dedicati, la cucina è una presenza costante nella programmazione televisiva italiana, declinandosi in diversi format che ormai virano sempre più verso il talent show (da “MasterChef” a “Bake Off”) e il documentarismo esperienziale (da “L’Italia a morsi” con Chiara Maci a “4 Ristoranti” con Alessandro Borghese), piuttosto che concentrarsi sull’aspetto “didattico” delle ricette.

I sapori e le storie su piccolo schermo
È significativo il fatto che oggi i programmi televisivi a tema cibo di maggior successo non sono quelli in cui chef blasonati si mettono ai fornelli nelle loro cucine luccicanti per “insegnare” delle tecniche di cucina, bensì quelli di cui sono protagonisti amatori che ambiscono a trasformare in professione un hobby, nonché quelli che vedono appassionati di cibo (spesso food blogger) trasformati in conduttori (in molti casi itineranti), alla scoperta di prodotti tipici e realtà locali, in compagnia di piccoli ristoratori e produttori artigianali.

Insomma piacciono i programmi che si impegnano a raccontare soprattutto il contesto del cibo e a farne scoprire la storia e la cultura. Per questo anche le trasmissioni storiche si sono evolute per assecondare questo trend e, quando non è possibile spostare in esterna le riprese, invitano in studio ospiti scelti per portare sul piccolo schermo il “mondo di fuori”. Ne è un esempio lo stesso “La prova del cuoco” (dal 2020 sostituito da “È sempre mezzogiorno”) in cui si alternano quotidianamente ospiti che rappresentano la loro terra di provenienza con piatti ne raccontano i sapori e le tradizioni

La cucina di Julia Child, Smithsonian National Museum of American History, foto di RadioFan per English Wikipedia, licenza Creative Commons

Dal web alla tv, personaggi di successo ai fornelli (e non solo)
Questa ricerca del “senso del cibo” fuori dalla finzione televisiva e dalla spettacolarizzazione gourmet è alla base del successo di trasmissioni in cui la cucina viene raccontata anche lontano dai fornelli e spesso a partire da canali comunicativi che con la tv hanno poco a che fare. Ne sono un esempio i programmi nati come evoluzione di un’idea del food creator Ruben Bondì (romano, classe 1997, esperto di cucina kosher con un passato in alcune cucine stellate italiane ed estere e un’esperienza da personal chef a Roma e Milano), che durante la quarantena dovuta al Covid ha iniziando a cucinare con un fornelletto da campeggio sul balcone della sua casa di Trastevere, chiedendo ai condomini cosa volessero mangiare e realizzando ricette ad hoc.

Filmate e pubblicate sul web, queste performance hanno fatto aumentare esponenzialmente il numero dei suoi follower su TikTok, Instagram e YouTube, trasformandolo in una star dei social. Nel 2023 la sua idea è sbarcata su Food Network, con la trasmissione televisiva “Cucina in balcone con Ruben”, che oggi ha subito un’ulteriore evoluzione nel format “Cucina al mercato con Ruben”. In ogni puntata il giovane chef porta gli spettatori alla scoperta del mercato di Testaccio e dei prodotti gastronomici che si possono trovare (e cucinare) nel cuore della romanità più verace.

Prodotti regionali, dentro e fuori dalla cucina
Tra coloro che hanno iniziato a cucinare per portare sul piccolo schermo i prodotti della propria regione e farne conoscere le tradizioni c’è Giusi Battaglia. Originaria di Palermo, giornalista professionista e fondatrice (a Milano) di un’agenzia di comunicazione che si occupa di molti personaggi famosi a livello nazionale, è diventata uno dei volti di Food Network nel 2020, grazie al format “Giusina in cucina – Gusto e tradizione palermitana”, ideato insieme al marito durante la quarantena e girato utilizzando esclusivamente uno smartphone e un cavalletto.

Nella prima edizione si trattava di uno show televisivo strettamente dedicato alla tradizione gastronomica della città natale della protagonista, che preparava i suoi piatti del cuore, nella cucina di casa propria, talvolta in compagnia dei suoi bambini. Ma nel tempo la trasmissione si è rinnovata trasformandosi di anno in anno in un format di più ampio respiro.

Nel 2021 arriva “Giusina in cucina – La Sicilia a tavola”, esteso alle ricette di tutta la Sicilia, sempre con un’attenzione particolare alla storia e agli aneddoti legati agli ingredienti tipici della regione. Nel 2022 la trasmissione si sposta fuori dalla cucina con “Ci vediamo al bar – Sapori di Sicilia in sfida”, dove la madrina della tradizione, affiancata dall’attore conterraneo Paolo Briguglia, intraprende un viaggio alla scoperta dei migliori bar della loro isola.

Nel 2023 è la volta di “Una manciata di Sicilia”, una trasmissione itinerante in cui la conduttrice esplora l’identità culinaria della sua terra, scoprendone le materie prime preziose e affiancando gli chef locali nella loro lavorazione. Infine nel 2024 l’idea del viaggio gastronomico si conferma con il programma “Giusina in cucina on the road”, un percorso che tocca le più celebri città della Trinacria (Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Scicli e Siracusa) con la guida di Lello Analfino, cantante, musicista e attore, nonché amico della padrona di casa, la quale durante il percorso annota e condivide con il pubblico tutti gli insegnamenti e le emozioni vissute lungo il tragitto, trasformando la trasmissione in una sorta di diario di viaggio (o di blog?).

La ricerca del gusto a casa dei custodi della tradizione
Qualcosa di simile, ma con uno sguardo più ampio (almeno in senso geografico) avevano fatto, ben prima del Covid, Chiara Maci e Simone Rugiati con i programmi “L’Italia a morsi” e “Food Advisor”: due format pensati per scoprire le diverse città d’Italia rispettivamente attraverso la visita ad aziende produttrici di eccellenze locali e l’ospitalità in home restaurant gestiti da Cesarine autoctone, piuttosto che attraverso una “maratona” monotematica in cui un singolo piatto (o ingrediente) selezionato, viene assaggiato in quattro diversi locali proposti da altrettanti buongustai del posto.

Ancora oggi questo format è portato avanti in trasmissioni come “Scarpetta d’Italia”, in cui lo “chef della carne” Luca Terni (primo macellaio d’Italia nel 2017) visita agriturismi e osterie dello Stivale alla scoperta dei migliori piatti di carne consigliati dai loro clienti abituali, e “4 Ristoranti” in cui il celebre chef Alessandro Borghese, è ospite e giudice di quattro ristoratori, che si sfidano nell’utilizzo di uno specifico ingrediente o nell’esecuzione di un particolare piatto legato al luogo.

Lezioni profane (e genuine) dai non-esperti del cibo
A ribadire quanto le trasmissioni sul cibo puntino ormai soprattutto a un rispecchiamento da parte del telespettatore e all’immersione in una dimensione di cucina domestica, c’è l’esordio sui canali dedicati di personaggi che nulla hanno a che vedere con la ristorazione ufficiale.

Due esempi tra gli ultimi (in senso cronologico) sono “In cucina con Imma e Matteo”, la coppia già celebre per il programma “Il castello delle cerimonie”, che dallo scorso novembre hanno aperto le porte della loro cucina per preparare a quattro mani i piatti tipici partenopei contenuti nel ricettario di famiglia, e “Le ricette di casa Persia. L’Abruzzo a modo mio”, in cui Valentina Persia (comica e storica protagonista del programma d’intrattenimento “La sai l’Ultima?”) propone sul canale 33 le ricette regionali preparate insieme all’impacciata mamma Nietta (Maria Antonietta), in una cucina casalinga arredata con maioliche e cesti di vimini, senza trascurare qualche giro al mercato rionale tra i (veri o presunti) fornitori di fiducia della famiglia.

L’idea è quella di un racconto sincero da cui emerge un bellissimo rapporto marito-moglie e mamma-figlia, che rende difficile stabilire se ad attrarre di più sia più il contenuto della pietanza o la cornice in cui viene preparata. Ma nell’insieme il mix funziona!

Messaggi di sostenibilità (più o meno)
Una delle strategie con cui i programmi televisivi sperano di conquistare la giusta audience è quella di trasmettere messaggi chiari, attuali e in grado di interessare significative fasce di pubblico. Un esempio è l’idea del risparmio in cucina senza rinunciare alla qualità della materia prima o al piacere del cibo. Csaba dalla Zorza (esperta di bon ton, impiattamento e cucina, nonché protagonista di diverse trasmissioni televisive su Real Time e Food Network dal 2008 ad oggi; direttrice editoriale della casa editrice Luxury Books, della rivista a circolazione controllata “Good Living” e del mensile “Marie Claire Maison Italia”; autrice di numerosi libri – tra cui i best seller “The Modern Cook” e “The Modern Baker” – che le sono valsi sei International Gourmand Award) ne ha fatto il fulcro del suo ultimo programma: “Cucina economica” (tratto dall’omonimo libro) in onda nel 2023.

Qui Csaba insegna come risparmiare mangiando in modo più etico e sostenibile, prediligendo ingredienti poveri, eliminando lo spreco in cucina e riducendo l’impatto che il cibo ha sul consumo delle risorse del pianeta, nonché sull’investimento di tempo che richiede portare in tavola un pasto completo.

Ancora più innovativo il format di Giorgio Mastrota, che dopo un passato da re delle televendite degli anni Novanta su Mondial Casa (Mediaset) oggi è protagonista di “Casa Mastrota”, il nuovo programma di Food Network in cui le «pentole in acciaio Inox 18/10» è passato dal venderle all’utilizzarle. Qui Giorgio racconta la sua vita in Valtellina insieme alla famiglia, attraverso le ricette della cucina montana, ma soprattutto crea un filo diretto con lo spettatore attento al portafogli, elencando il costo di ogni ingrediente utilizzato e della ricetta completa, coerentemente con il manifesto della trasmissione: «A casa Mastrota mangi bene e spendi poco».

Tra sacro e profano: cosa passa il convento?
Per la generazione cresciuta in compagnia di Suor Germana (che, dopo i suoi libri di ricette, negli anni Ottanta-Novanta è stata ospite di diverse trasmissioni per dare i suoi suggerimenti culinari alle massaie d’Italia), non c’è nulla di sorprendente nell’assistere alla presenza di suore e monaci nei palinsesti televisivi dedicati all’intrattenimento culinario. Ne sono un esempio le trasmissioni “La cucina delle monache” e “Le ricette del convento”, ambientate rispettivamente nel monastero delle Benedettine di Sant’Anna (a Bastia Umbra, vicino ad Assisi) e nel monastero di San Martino delle Scale (a Palermo).

In queste cucine rivivono piatti tipici, dai sapori antichi, depositati in ricette rimaste per secoli segrete tra le mura ecclesiastiche, ma anche preparazioni più attuali, ispirate alle tradizioni familiari di confratelli (don Anselmo, don Riccardo e don Salvatore) e consorelle (monache plurilaureate o con un passato da atlete professioniste, provenienti da diverse regioni d’Italia), che esprimono appieno il senso del cibo come punto di incontro, forma di condivisione e mezzo per esaltare i prodotti della terra attraverso il lavoro (principio dell’ora et labora), in una rivalutazione positiva del concetto di “peccato di gola”.

Insegnare o condividere? L’arte di sapersi rinnovare
Tra coloro che hanno fatto della cucina la propria vita e la propria professione, ci sono personaggi che ormai da decenni sono divenuti figure iconiche e presenze assidue del piccolo schermo, dove hanno saputo affermarsi con un’identità precisa e subito riconoscibile (talvolta a costo di scivolare volutamente nello stereotipo). Un esempio è rappresentato da Benedetta Rossi, che dopo l’esordio su YouTube, nel 2009 con il canale “AgriturCasaVecchia” (dal nome dell’agriturismo di famiglia) e nel 2011 con “Fatto in casa da Benedetta”, titolo anche del primi due dei suoi sei libri (editi da Mondadori Electa tra 2016 e 2021).

L’esordio televisivo avviene nel 2018 con il programma “Fatto in casa per voi” (in onda in contemporanea su Food Network e Real Time), che propone ricette semplici spiegate passo passo e porta nelle case degli italiani anno dopo anno l’immagine un po’ anacronistica della classica moglie e massaia italiana, la cui vita si svolge interamente tra la cucina e l’orto, in compagnia del marito, dei nipoti, delle altre donne di casa e (finché c’è stato) del cane Cloud.

Un’immagine di semplicità agreste e di felicità bucolica in cui il pubblico più agé può riconoscersi, e a cui almeno una parte di quello più giovane sembra ambire. Lo dimostra il flop di ascolti dell’esperimento televisivo “Ricette d’Italia – Piatti in tavola”, inaugurato nel 2023 su Real Time che ha visto Benedetta Rossi nel ruolo di conduttrice e giudice (insieme ad altri tre giudici) di uno show in cui quattro cuochi non professionisti si sono confrontati con diverse categorie culinarie specifiche a cui è stata dedicata ciascuna puntata, interpretando il tema e sfidandosi con ricette di famiglia e cavalli di battaglia, per vincere la possibilità di entrare a far parte di un nuovo ricettario di cucina italiana. Format interessante (seppur già visto), ma in cui la figura di Benedetta deve essere sembrata troppo marginale rispetto al protagonismo spontaneo a cui il pubblico si era abituato a vederla nel suo casale nelle Marche.

Insomma, a volte l’affezione al personaggio conta più delle ricette e del contesto, e si trasforma in un limite all’evoluzione del format, anche per una food influencer che da febbraio 2022 è interprete e doppiatrice del cartone animato dal titolo “Super Benny” prodotto da Discovery (nello specifico da KidsMe e trasmesso sul canale telematico Frisbee), nonché (nel 2024) voce narrante del documentario “Kina e Yuk” alla scoperta del mondo.

Diverso il caso di Sonia Peronaci, food blogger fondatrice (nel 2006) del primo sito di ricette italiano Giallo Zafferano (ormai divenuta una grande azienda con una squadra di più di trenta persone, di proprietà della società Banzai Media quotata in borsa), e dal 2016 alla guida di un nuovo sito e di tanti altri progetti che le permettono di esprimere al meglio la sua idea di cucina.

A oggi è autrice di sette libri di ricette (l’ultimo “Gli in(dispensa)bili di Sonia. Il corso di cucina dalla A alla Z che ti salva pranzo e cena”, uscito nel 2023 edito da Gribaudo) e dal 2020 è diventata una presenza fissa del palinsesto culinario di La7d, con una trasmissione tutta sua (“La cucina di Sonia”) pensata per portare nelle case degli italiani le bontà regionali italiane, tra grandi classici e idee innovative, con ricette pensate per essere riproducibili con successo da chiunque, perché spiegate con professionalità, precisione degli ingredienti e chiarezza nei procedimenti (caratteristiche che da sempre contraddistinguono la padrona di casa e che – in un’epoca in cui tutti dispensano consigli culinari – rappresentano un valore aggiunto per il raggiungimento dell’obiettivo didattico).

Da quest’anno, con la sesta stagione, la trasmissione ha cambiato titolo e format, trasformandosi in “In cucina con Sonia”. Sì, perché nelle puntate in onda da questo giugno, la conduttrice non è più sola in cucina, bensì affiancata da un ospite (chef, food blogger e appassionati di cibo) che le tiene compagnia per una settimana, presentando al pubblico alcune delle sue ricette del cuore, legate alle sue origini ma anche alla sua storia personale e professionale.

E Sonia? Non si accontenta del semplice ruolo di conduttrice e non rinuncia affatto a mettere le mani in pasta, anzi: proprio grazie all’interazione con i suoi ospiti restituisce a pieno quell’idea (spesso dimenticata) di cucina come occasione per le persone di conoscersi, tra una chiacchiera e un assaggio. In questo modo tutto diventa più allegro e leggero, senza tuttavia rinunciare al vero obiettivo di una trasmissione di cucina che voglia restare fedele al suo obiettivo originario: dare consigli e insegnare qualcosa al pubblico.

Insomma, oggi che il cibo è sempre più un “oggetto da vetrina” e che la cucina è sempre meno gesto e più intrattenimento, non c’è un modo giusto o sbagliato di stare dietro (o accanto) ai fornelli. Tutto sta nel capire con quale target di pubblico si vuole interagire (e con quali obiettivi), nello scegliere che tipo di racconto si vuole fare degli ingredienti e nel restare coerenti con importanza attribuita agli aspetti umani, familiari e culturali delle ricette presentate. Senza mai dimenticare che non c’è nulla di più reale, concreto, essenziale e vero del cibo. E che tale dovrebbe restare anche in tv.

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