Scemenzario anti IsraelePogrom, ovvero l’equivoco antisemita di una parola inequivocabile

Una notizia goebbelsiana sostiene che il presidente israeliano Herzog abbia definito un «pogrom» le violenze anti palestinesi in Samaria. Non l’ha fatto, ovviamente, ma tutti abboccano alla fandonia ideologica, senza sentire il bisogno di verificarla

È orrendamente significativo il fatto che abbia preso a gemmare e ad accreditarsi perlopiù in Europa, nell’Europa che fu della Shoah, la notizia di stampo goebbelsiano secondo cui il presidente di Israele, Yitzhak Herzog, avrebbe commentato e condannato i recenti casi di violenza anti-palestinese in Samaria adoperando la parola pogrom.

Non si sa – e dopotutto importa abbastanza poco saperlo – se l’illustre corrispondente di guerra della grande testata e il ragazzotto di redazione engagé dal-fiume-al-mare fossero accomunati da semplice sciatteria, o invece anche dal supplemento di qualche intenzione, quando attribuivano al presidente israeliano di aver definito in quel modo, pogrom, e come tale condannato, l’atto di aggressione di cui l’altra sera si rendevano responsabili quei coloni ai danni di residenti arabi.

Resta che Herzog non ha usato quella parola. Ha detto praot, che non è pogrom perché – udite, udite – pogrom si dice pogrom e si scrive pogrom e significa pogrom.

La cosa veramente grave è che il pappagallo lieto di abbandonarsi a quella reiterazione («ma l’hanno scritto tutti!») non sia stato preso non dico dal cruccio – figurarsi – ma nemmeno dal più vago sospetto che potesse esserci qualcosa di improbabile, qualcosa di mal risonante, qualcosa di incongruamente dissipato nell’uso di quella parola, pogrom, da parte di Herzog. Che non l’ha usata per lo stesso motivo per cui Jules non vede sul garage di Jimmie un cartello con su scritto «deposito di negri morti»: perché non c’è scritto.

Se già era pretendere troppo che questi poverelli si prendessero la briga di controllare (bastava davvero poco) prima di esercitarsi nella messa in prosa del lancio Sanremo-Style, possiamo immaginare quanto sarebbe stato follemente ambizioso aspettarsi che ruminassero almeno il sospetto che l’uso indebito di quella parola potesse prestarsi, magari anche oltre le intenzioni (sì, buonanotte…), alla confezione dell’insapettatissimo, inopinatissimo, denegatissimo risultamento narrativo: vale a dire che – lo vedi?! – gli ebrei sono i nuovi nazisti, anzi i nuovi cosacchi. L’ha detto pure Herzog: che è ebreo, eh, mica balle. Seguono: io ciò tanti amici ebbrei, l’hanno scritto pure la nipotessa di Moni Ovadia e il giardiniere di Norman Finkelstein, nelle Torri Gemelle non c’erano ebrei e qui una volta era tutta campagna.

Tocca metterla in scherno perché l’alternativa – metterli tutti davanti alla sbarra della decenza – è purtroppo impraticabile.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter