Il “Piano d’azione per l’antirazzismo 2020-2025” presentato dalla Commissione europea è un insieme di linee guida e proposte da intraprendere per combattere la discriminazione razziale ed etnica nei prossimi cinque anni.
L’idea di proporre una serie di azioni per affrontare il tema del razzismo è nata in seguito ai movimenti di protesta partiti dagli Stati Uniti e successivamente diffusi in tutto il mondo, aveva spiegato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione.
Il piano, presentato dalla vicepresidente e commissaria per i Valori e la trasparenza Věra Jourová insieme a Helena Dalli, commissaria per l’Uguaglianza, si compone di quattro direttrici principali: rafforzare la legislazione europea già esistente sul tema, aumentare il dialogo con le minoranze e gli enti per l’uguaglianza, richiedere una maggiore collaborazione agli Stati membri e verificare la diversità all’interno delle istituzioni stesse.
Potenziare ciò che già esiste
Sul tema dell’uguaglianza razziale l’Unione ha emanato una direttiva nel 2000 che vieta la discriminazione nei settori dell’occupazione, dell’istruzione e della protezione sociale, come l’accesso al sistema sanitario e agli alloggi pubblici; nel 2008 è stata approvata un’altra norma, la decisione quadro “sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia”, che esorta gli Stati a perseguire penalmente tutte le manifestazioni più gravi di istigazione all’odio etnico.
L’obiettivo della Commissione è quello di verificare che gli Stati applichino in maniera più attenta e rigorosa queste leggi, pubblicando nel 2021 i risultati delle analisi. Una delle grosse novità del Piano d’azione è la possibilità di aprire una procedura di infrazione per i Paesi che non mostrino risultati soddisfacenti nell’adozione delle norme europee.
Se il punto di partenza è la legge già esistente, il Piano d’azione promette l’emanazione di norme più aggiornate e al passo coi tempi: la Commissione ha infatti intenzione di presentare nuovamente una proposta del 2008 che, oltre all’etnia e al colore della pelle, consideri la parità di trattamento anche per la religione, le credenze personali, la disabilità, l’età e l’orientamento sessuale.
Maggiori fondi sono stati promessi da von der Leyen nell’ambito dell’uguaglianza sul lavoro, sulle possibilità di acquisto di una casa e sull’accesso ai servizi sanitari e all’educazione, oltre alla previsione di nuovi finanziamenti per le istituzioni culturali che si occupano di razzismo.
Il coordinatore per l’antirazzismo
La presidente della Commissione von der Leyen l’aveva preannunciato nel discorso sullo Stato dell’Unione: verrà introdotto un coordinatore per l’antirazzismo, che si occuperà attivamente di dialogare con le comunità sottorappresentate e riportare alla Commissione i loro problemi, le loro richieste e le difficoltà affrontate.
Il coordinatore, che la vicepresidente Jourová ha detto di non aver ancora individuato, avrà un compito interistituzionale: non dovrà rapportarsi soltanto con la Commissione, ma riferire anche a Parlamento, Consiglio e alla società civile. Jelena Jovanovic, coordinatrice dell’intergruppo parlamentare per l’antirazzismo e la diversità (ARDI), un organo del Parlamento europeo che si occupa di politiche antidiscriminatorie, ha detto a Europea che è «molto soddisfatta della proposta», e ha sottolineato l’importanza di avere una figura a cui potersi riferire.
«Con questa decisione la Commissione ha riconosciuto che esiste un razzismo strutturale, e siamo contenti che finalmente ci si sia mossi per affrontare questo problema attraverso politiche comunitarie», ci ha spiegato Jovanovic.
Il coordinatore dovrà sostenere dei dialoghi continui anche con gli Stati membri, a cui sarà richiesto di presentare nel 2022 un piano nazionale di lotta alla discriminazione e al razzismo, che sarà valutato nel 2023 (al momento, soltanto 15 Stati membri su 27 hanno delle linee guida che affrontano la questione delle discriminazioni razziali).
Secondo le prime voci interne alle istituzioni, all’interno del piano sarà richiesto agli Stati di attuare misure come l’instaurazione di enti che si occupino di parità, il coinvolgimento di regioni e comuni nella attuazione di eventi per la comunità, la raccolta di dati con particolare focus sulle minoranze e l’aumento della collaborazione con le aziende private.
«Gli Stati membri hanno una responsabilità importante nello sviluppare e implementare questi piani nazionali, che devono prendere in considerazione tutti gli aspetti e coinvolgere pienamente le organizzazioni della società civile. Se non sarà così ci troveremo di fronte a un guscio vuoto», ha detto a Europea Georgina Siklossy, responsabile della comunicazione per lo European Network Against Racism, un’organizzazione che si occupa della questione razziale in Europa.
Gli Stati saranno anche incoraggiati nel proporre una o più “capitali dell’inclusione e della diversità” alla Commissione, che ha proposto nel frattempo l’organizzazione di un summit sul razzismo nella primavera del 2021, in concomitanza con la Giornata internazionale contro la discriminazione razziale (21 marzo).
Focus su forze di polizia e intelligenza artificiale
Ad aver attratto molta attenzione è stata la decisione di includere nel Piano anche la tematica degli abusi perpetrati dalle forze di polizia: la Commissione ha infatti voluto specificare che non saranno più tollerati il profiling razziale – quella pratica con cui le autorità decidono di fermare qualcuno in base alla sua etnia o al colore della pelle – e gli illeciti riconducibili al razzismo commessi dalla polizia.
L’obiettivo è quello di migliorare il rapporto fra le minoranze e le autorità: «Spesso chi fa parte di una comunità minoritaria non ha il coraggio di denunciare i reati perché ha poca fiducia nella polizia», si legge nel documento di presentazione del Piano.
Tuttavia, alcuni ritengono le proposte della Commissione troppo generiche e poco pragmatiche: «C’è bisogno di misure più forti, come meccanismi di responsabilità per le autorità e una raccolta dati disaggregata per origine etnica sul profiling e l’uso sproporzionato della forza», ci ha spiegato Siklossy.
Sempre collegato al settore delle forze dell’ordine, la Commissione ha incluso nel Piano l’analisi del complicato rapporto fra gli algoritmi di intelligenza artificiale e le minoranze: a seguito di alcuni casi in cui gli algoritmi utilizzati dalla polizia hanno segnalato individui appartenenti alle minoranze come criminali – per poi essere smentiti – si è aperto un acceso dibattito sul modo in cui l’intelligenza artificiale può aiutare le forze di polizia nella risoluzione dei casi.
L’esecutivo europeo propone quindi di tenere in considerazione durante l’emanazione delle future norme sul tema gli errori e le distorsioni che questi sistemi informatici possono portarsi dietro, se costruiti secondo una logica che non tiene conto delle minoranze.
«Ci aspettiamo che questo contribuisca affinché le tecnologie emergenti non abbiano un impatto negativo su tutte le comunità esistenti, in particolare quelle sottorappresentate», ci ha spiegato la coordinatrice dell’ARDI Jovanovic.
A questo si affianca la collaborazione fra la Commissione e le piattaforme online, già attiva attraverso un ‘codice di condotta’ annuale, a cui sarà richiesto di potenziare gli sforzi per combattere l’incitamento all’odio razziale sul web: fra le misure previste compare la “redazione di un elenco di simboli e gruppi estremisti vietati”, oltre all’obbligo per i siti di segnalare e bloccare in modo più rapido qualsiasi contenuto considerato razzista o discriminatorio.
Le discriminazioni all’interno delle istituzioni
«La diversità all’interno delle istituzioni europee non è abbastanza rispettata», ha detto la vicepresidente della Commissione Jourová. L’esecutivo europeo ha dunque deciso di puntare sull’autovalutazione di ciò che avviene all’interno delle istituzioni comunitarie: a questo proposito verrà creato un ufficio per la diversità e l’inclusione, che si occuperà anche di raccogliere alcuni dati sulla diversità e le discriminazioni all’interno della Commissione stessa.
Lo scopo è quello di migliorare le procedure di selezione e assunzione del personale europeo, che ancora oggi non riflette la diversità all’interno dell’Unione (le minoranze rappresentano circa il 10% della popolazione europea, ma gli europarlamentari non bianchi sono solo 24 su 705, secondo i dati dello European Network Against Racism; la Commissione è composta soltanto da persone bianche).
Le proposte non si limitano soltanto alla selezione del personale: la Commissione ha avanzato l’idea di una “campagna di comunicazione interna” composta da eventi, articoli e letture indirizzate a chi lavora all’interno delle istituzioni. Entro il 2023 verranno valutate le azioni intraprese e i risultati raggiunti, per decidere come aumentare la rappresentatività all’interno delle istituzioni. «Le istituzioni europee devono dare l’esempio: per farlo dobbiamo essere noi i primi a dimostrarci anti-razzisti», ha voluto precisare la commissaria Dalli.