Di Polonia su queste pagine si è scritto spesso, esaminando in particolare l’azione del governo ultra-conservatore polacco, guidato dal partito Pis (Diritto e Giustizia). Si sono approfonditi la politica estera di Varsavia verso gli Stati Uniti, verso l’Unione europea e verso i suoi vicini orientali; la campagna di “ripolonizzazione” dei media, compresa la sua declinazione sulla stampa estera; il quarantesimo anniversario della fondazione di Solidarnosc, il sindacato che traghettò il paese fuori dalla palude del comunismo.
Non si è mai trattato di un ambito che, nato come mera tematica ludico-culturale, è oggi divenuto centrale per l’economia e l’autopresentazione del paese: l’industria del gaming, affermatasi ormai come una delle specialità del quaternario polacco. A testimonianza di quanto il paese mitteleuropeo abbia puntato su questo settore, nel 2016 CD Projekt Red, la divisione dell’azienda CD Projekt Group incaricata di sviluppare nuovi giochi, ha ricevuto dal governo polacco una sovvenzione di oltre 6 milioni di dollari.
Se la pubblicazione di The Witcher nel 2007 aveva permesso all’azienda di farsi notare a livello mondiale, l’uscita del videogioco ad ambientazione futuristica Cyberpunk2077 lo scorso dicembre l’ha fatta conoscere oltre le cronache del settore gaming per i troppi bug riscontrati da alcuni giocatori. Cyberpunk2077, infatti, era considerato “il videogioco più atteso dell’anno”.
Nel 2019 CD Projekt Group ha guadagnato quasi 70 milioni di euro soltanto dal mercato nordamericano. Lo scorso aprile è diventata l’azienda col maggior valore di mercato tra quelle quotate alla Borsa di Varsavia. Il mese successivo è diventata l’azienda europea produttrice di videogame con la capitalizzazione di mercato più alta (oltre 8 miliardi di euro), scalzando la francese Ubisoft. Il danno d’immagine subito con il tormentato rilascio di Cyberpunk 77 ha avuto ripercussioni, ma la compagnia resta una delle leader del settore.
CD Projekt Red è la punta di diamante del settore, ma certo non l’unica realtà creativa e apprezzata del mondo del gaming polacco. Proprio la sua preponderanza ha attirato investimenti stranieri nel settore, contribuendo al suo sviluppo.
Secondo l’investitore polacco Borys Musielak, oggi sono sette le aziende produttrici di videogame in Polonia che al momento vengono valutate più di un miliardo di zloty (circa 220 milioni di euro), cui si aggiungono altre diciannove che valgono almeno un milione di zloty (circa 220 mila euro). Complessivamente, le 440 aziende di questo comparto fanno della Polonia il settimo paese Ue, e il ventitreesimo al mondo, per produzione di videogame, un ecosistema capace di rilasciare 440 nuove uscite all’anno. Nel 2019 la Borsa di Varsavia ha quindi lanciato un indice azionario dedicato esclusivamente al gaming: in poco più di un anno il suo valore è aumentato del 125%.
Oltre a un ambiente finanziario ricettivo, uno dei motivi che spiegano questo successo, osserva Notes of Poland, è la capacità degli sviluppatori di attingere al patrimonio letterario e culturale polacco. La serie The Witcher è ispirata ai romanzi di Andrzej Sapkowski. L’azienda Starward Industries ha preso spunto dal celebre autore di fantascienza Stanisław Lem per il suo ultimo lavoro. Different Tales ha sviluppato un gioco ambientato nella foresta di Białowieża, dove ha trasposto i conflitti che realmente avvengono in questo sito Unesco tra ambientalisti, imprenditori e politici. Uno dei bacini più prolifici è rappresentato dalla storia recente del paese, come dimostra il videogioco Warsaw, incentrato sul’insurrezione antinazista di Varsavia (1944), prodotto da Gaming Company.
Anche la politica è stata determinante, e non solo nel garantire finanziamenti cospicui. L’anno scorso la Polonia è diventata il primo Stato al mondo a inserire un videogame – This war of mine, ispirato alle vicende delle guerre jugoslave degli anni ‘90 – tra le letture di testo consigliate per gli studenti delle superiori. “Diversamente dalla maggior parte dei videogiochi con sparatorie, inseguimenti, macchine veloci e ancora sparatorie, in questo gioco ci sono molti momenti di riflessione, situazioni nelle quali dobbiamo metterci nei panni di una persona che deve sopravvivere a una guerra”, ha riassunto il premier Mateusz Morawiecki.
Secondo i dati di MarketWatch, i ricavi ottenuti dai videogame surclassano quelli ottenuti da film e musica. Un divario notato da anni, che la pandemia, coi relativi lockdown, pare aver accelerato. L’anno scorso l’industria del gaming, prevedibilmente premiata dall’obbligo di isolamento prolungato, ha generato profitti per quasi 180 milioni di dollari (+20% rispetto al 2018). Quella cinematografica si aggira intorno ai 100 e quella musicale attorno ai 20.