Dottrina FaudaLa crisi afghana è colpa dei servizi americani, che da tempo trascurano la Human intelligence

La politica ha deciso sulla base di report sbagliati sui Talebani e sull’esercito, dando inizio all’escalation che ha portato gli islamisti di nuovo al potere. Per questo gli Stati Uniti devono dotarsi di una rete di fonti e agenti attendibili infiltrati nelle file avversarie

AP Photo/Julie Jacobson

Joe Biden non ha mai visto Fauda (caos, in arabo), la serie Netflix che spiega, come un manuale di intelligence, le ragioni per le quali i servizi americani (Cia, Defense Intelligence Agency e Army Intelligence) gli hanno fornito report sbagliati non tanto sui Talebani, quanto sull’esercito afgano.

È palese infatti che la disfatta di Kabul, che impietosamente gli rinfacciano anche i media americani più vicini ai democratici, deriva dalla errata valutazione della tenuta di una armata afgana «forte di 300mila militari, appoggiati dalla aviazione, contro i 75mila miliziani Talebani», come disse nella sua conferenza stampa dell’8 luglio.

Biden, incalzato dai giornalisti, non ha espresso dubbi sulla capacità dell’esercito afgano di resistere a lungo alla pressione talebana, sino ad assicurare: «Non ci saranno situazioni in cui vedremo le persone evacuate dal tetto di una ambasciata degli Stati Uniti dall’Afghanistan, non sono comparabili».

Con quella assicurazione Biden si è fatto male da solo, anche perché in realtà l’esercito vietnamita sotto il governo del generale Nguyen Van Thieu resistette per ben due anni ai Vietcong dopo il ritiro dell’esercito americano dal Vietnam voluto da Nixon nel 1973. Un capolavoro politico e anche militare rispetto alla miope e testarda decisione di Biden di applicare gli Accordi di Doha (ampiamente già disattesi dai Talebani) fidandosi appunto solo e unicamente sulla tenuta dell’esercito afgano.

Ma torniamo a quanto la visione di Fauda sarebbe stata indispensabile a Biden e ai vertici politici e militari dei servizi americani. Nella serie Netflix viene risolto con efficiente equilibrio il dibattito intensissimo che coinvolge da decenni i servizi segreti: il rapporto tra Sigint (Signal Intelligence) e Humint (Human Intelligence), tra la elaborazione di analisi e azioni basate sulla raccolta di segnali informatici e quelle basate sull’intuizione e azione di agenti segreti e operativi in carne e ossa.

In Fauda è rappresentato il modello israeliano, notoriamente molto efficace, che è incentrato sul ruolo decisivo e operativamente determinante della Humint, degli agenti sul campo (indimenticabile il protagonista, Doron, un israeliano che parla l’arabo come madre lingua), ai quali la Sigint (la Unità 8200, incredibile nella sua perfezione tecnologica) fornisce uno straordinario supporto informatico sull’avversario, istante per istante.

Così non è per i servizi americani che da decenni prediligono la Sigint, e non formano agenti adeguati per la Humint, nonostante il paradosso rivelato dalle inchieste sull’11 settembre che hanno dimostrato che tra i miliardi di miliardi di dati registrati dalla Sigint vi erano confusi e inintelligibili quelli dei movimenti e della preparazione dell’attentato del commando di Mohammed Atta. Ma è mancata totalmente la Humint per indirizzare la decrittazione, la lettura selettiva dei dati significativi raccolti.

Non solo, Gilles Kepel ricorda sferzante che nel 2001 la Humint americana finalizzata a spiare Al Qaida in Afghanistan, a cavallo dell’11 settembre, consisteva in due agenti americani alti e biondi che si aggiravano vestiti da occidentali per le strade di Peshawar… Al di sotto del ridicolo.

Non a caso, proprio in Afghanistan, in sede di comando Nato il generale Luciano Piacentini ha avuto anni fa non pochi diverbi con i colleghi americani proprio sulla loro totale sottovalutazione del ruolo della Humint. Al contrario, come dimostra la eccellente azione dell’Aise in Libia e dell’Aisi in Italia, la nostra Intelligence, eccellente quanto a Sigint, ha dimostrato di saper ottenere grandi risultati proprio perché pone la Humint quale baricentro della sua operatività.

In Libia l’Aise, soprattutto sotto la direzione politica di Marco Minniti, prima come Autorità Delegata, poi come ministro dell’Interno, ha dimostrato eccellente capacità di penetrazione e analisi non solo sugli avversari, ma anche e soprattutto sugli alleati del nostro paese sia in Tripolitania che in Cirenaica.

In Italia molti attentati sono stati sventati dall’Aisi grazie a una moltiplicazione delle “fonti” umane, infiltrati e relatori (da 800 a più di 4mila) i cui report si sono intrecciati con le preziose informazioni provenienti dalla Sigint.

In Afghanistan, come peraltro fecero disastrosamente durante l’operazione Restor Hope in Somalia, e dopo la caduta di Saddam Hussein in Iraq, i vertici militari e dei Servizi americani, si sono affidati a scabrose alleanze con gli stackehokders locali (identico errore compiuto in Iran durante la incubazione della rivoluzione di Khomeini). Hanno quindi cooptato nell’esercito afgano alcuni “signori della guerra”, o raìs locali, totalmente incuranti di verificare dal basso, con azioni di intelligence di infiltrati, la effettiva tenuta morale e ideologica, la organizzazione e l’efficienza dell’esercito afgano.

L’incredibile è che questa dottrina militare americana tutta basata sul Sigint e in spregio della Humint, nei confronti dei propri alleati era già collassata disastrosamente in Iraq nel 2015 quando l’esercito iracheno, dopo 12 anni di finanziamenti immensi e addestramenti teoricamente perfetti, è collassato in un giorno senza combattere a fronte della avanzata delle milizie dell’Isis di Abu Bakr al Baghdadi.

Dunque, nonostante una serie impressionante di sconfitte politico militari ingloriose subite a causa del collasso imprevisto ma immediato dei propri alleati (Iran, Somalia, Iraq, Afghanistan), la dottrina di Intelligence degli americani non cambia. Gli Stati Uniti non ritengono di doversi dotare di una rete di fonti e agenti attendibili infiltrati non solo nelle file avversarie, ma anche in tutta la struttura politico militare dei propri alleati (specialità eccelsa a suo tempo del sovietico KGB).

E così i tanti Servizi e i responsabili della Sicurezza Nazionale hanno continuato a fornire a Biden report inaffidabili. E ne pagheranno un prezzo altissimo.

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