Militari a CuneoCrosetto ha capito che sulla difesa non si può esitare, ora però deve dirlo al governo

I recenti avvenimenti in Siria e l’arrivo di Trump suggeriscono all’Italia e all’Europa di aumentare le spese militari. Il ministro sa che una posizione incerta non è più ammissibile, ma Meloni, Tajani e Salvini non sembrano della stessa idea

Lapresse

Le accelerazioni impreviste in Medio Oriente, l’abbattimento fulmineo del regime di Assad e l’ingresso imminente di Donald Trump alla Casa Bianca, con imprevedibili conseguenze sull’Ucraina, sta sconvolgendo i piani dei governi europei: dovranno tarare velocemente le loro posizioni incerte anche dal punto di vista militare. Leggendo l’intervista di Guido Crosetto sulla Stampa di ieri si ha la sensazione di un ministro sull’orlo di una crisi di nervi. Ha ragione quando sostiene che la vittoria di Trump mette l’Unione europea, «in modo impietoso, di fronte al nanismo politico da cui è affetta da decenni: non ha ruolo nel mondo ed è afona su ogni tema o crisi internazionale. Parlano, semmai, le singole nazioni, per conto loro e spesso in modo diverso».

Crosetto sembra essersi convertito agli Stati Uniti d’Europa, ma dovrà spiegarlo alla sacerdotessa di Palazzo Chigi di essere «stufo» di discutere della necessità di portare al due per cento del Pil le spese militari come se fosse una richiesta “bellicista” o perché ce lo chiede la Nato o Trump (Trump, tra l’altro, a Meet the Press, ha detto la richiesta è il 4 per cento).

Giorgia Meloni e Antonio Tajani, per non parlare di Matteo Salvini, avranno fatto un salto sulla poltrona quando hanno letto che il loro responsabile delle forze armate ha detto e «se arrivasse un attacco missilistico come quello su Israele? Che accadrebbe? C’è bisogno di altri segnali per capire che dobbiamo difenderci? Sono stufo di questa discussione dove si dice che ogni soldo alla difesa lo si toglie agli ospedali o alle scuole. Se non si difende la democrazia non ci sono ospedali, scuole, musei».

Rimane il fatto che Italia e Spagna sono gli unici Paesi in ritardo sul due per cento. E su questo Crosetto è pronto a esplodere. «Finora non ho alzato i toni – dice -. ma i tempi lo impongono. Dobbiamo difenderci. E se mi sarà impossibile farlo, in futuro, di certo non lo accetterò in silenzio. L’Europa dove scorporare le spese di difesa dal patto di stabilità, ma se non lo facesse, dovremo comunque decidere di investire di più, più velocemente possibile». Proprio quello che non vuole Salvini.

Ecco, allora si dia da fare. Si rivolga agli amici Patrioti e a coloro che nelle cancellerie europee sempre più sbilanciate a destra frenano di fronte a Vladimir Putin che vuole impedire a Kyjiv di avere garanzie precise, anche militari, sul futuro del suo Paese. Ieri Volodymyr Zelensky, proprio sulle incertezze e i tempi dell’ingresso nella Nato, si è chiesto chi garantisce la sicurezza dell’Ucraina. E ha ha proposto che un contingente di truppe di uno o più Paesi europei siano presenti in Ucraina finché Kyjiv non farà parte della Nato.

Dovrebbe rivolgersi a Trump, il quale prima di andare a Parigi per l’inaugurazione di Notre-Dame, sempre a Meet the Press, ha detto che ridurrà il sostegno a Zelensky. Intanto nella capitale francese il futuro presidente degli Stati Uniti andava a stingere le mani al leader ucraino, rassicurandolo che non lo lascerà solo.

Il ministro della Difesa dovrebbe rivolgersi ai tanti presidenti e premier tendenzialmente di destra, in primissimo luogo a Viktor Orbán, che si oppongono agli eurobond per finanziare la Difesa europea. Dovrebbe farsi due chiacchiere con il commissario europeo Raffaele Fitto, visto che lo stesso ministro fa presente che a Bruxelles le cose potrebbero cambiare ora che c’è l’ex ministro per gli Affari europei. Non ci crede neanche lui.

Soprattutto, dovrebbe avere ben chiaro come pensa di muoversi Meloni, che a Parigi ha vinto il biglietto per l’inauguration day del 20 gennaio, fregando la prima fila al suo vicepremier Matteo Salvini. Cosa dirà, la premier italiana, quando incontrerà vis-à-vis l’amico Donald? Cercherà solo di evitare che le mozzarelle e i vini italiani vengano danneggiati dai dazi o prometterà di farsi promotrice di un’Europa sovrana anche nella difesa? Ieri Trump al New York Post ha detto che la premier italiana è «una vera e propria fonte di energia, è fantastica». Fino a che punto lo sarà se l’Ucraina venisse abbandonata dalla Casa Bianca o se fosse costretta a piegarsi a un compromesso di pace inaccettabile?

E poi Salvini. Il vicepremier è arrivato a dire che in Romania si sono svolte elezioni libere, che la Russia non si mette a fare le guerre ibride con i social. Forse la crisi di nervi del nostro responsabile della Difesa è dovuta proprio a tutti questi fattori e protagonisti che sono forti a destra, quel campo politico che sta tirando Bruxelles e Roma verso una terra ignota.

X