La democrazia è un duro lavoro, sosteneva Barack Obama alla fine dei suoi due mandati da presidente degli Stati Uniti: se ne sono accorti anche i cittadini europei riuniti a Varsavia nel Panel 3 della Conferenza sul Futuro dell’Europa. Dopo un fine settimana di intense discussioni e lunghi confronti, sono state votate 51 raccomandazioni relative a salute, ambiente e cambiamento climatico. Insieme alle 39 prodotte a dicembre dal Citizens’ Panel 2, approderanno al Parlamento europeo di Strasburgo, dove saranno discusse da esponenti politici e persone comuni nella sessione Plenaria della Conferenza.
Presenze dimezzate
Il terzo incontro del Panel ha visto una partecipazione in presenza molto ridotta: 119 cittadini su 200 si sono recati in Polonia, mentre in molti sono rimasti bloccati nei rispettivi Paesi da contagi da Covid-19, obblighi di quarantena o timore di restrizioni ai viaggi. Tra gli assenti anche una fetta consistente di partecipanti non vaccinati, circa il 30%, secondo gli organizzatori: le regole della Conferenza prevedono l’accesso ai luoghi di dibattito solo alle persone vaccinate o guarite dalla malattia.
Chi è rimasto a casa ha potuto comunque connettersi online, un’esperienza giudicata nel complesso soddisfacente, pur con qualche problema tecnico. Gli altri hanno fatto la spola tra il College of Europe di Natolin, alla periferia sud della capitale polacca, e il Palazzo della Cultura e della Scienza, imponente edificio di epoca sovietica, costruito per volere di Iosif Stalin tra il 1952 e il 1955.
In questo «regalo» dell’Unione sovietica, come lo definiscono i locali, si è svolta la votazione finale. Le raccomandazioni con il maggiore sostegno nei 14 sottogruppi di discussione sono state selezionate per l’ultimo passaggio. A ognuna delle 64 proposte serviva il 70% dei voti favorevoli, sul totale di quelli espressi, per l’approvazione: solo 9 non hanno raggiunto la soglia necessaria.
La sensazione generale, confermata a Linkiesta da diversi osservatori, è che la gran parte delle raccomandazioni dei cittadini ricalchi iniziative legislative, piani d’azione e orientamenti già espressi da Commissione e Parlamento europeo. Molte delle proposte più «audaci» emerse dai tre giorni di dibattito non hanno invece superato l’ultimo voto, come la richiesta di tassare carne e zucchero per ridurne il consumo (67% dei cittadini favorevoli) o quella di vietare la pubblicità di alcolici e tabacco negli Stati europei (61%).
No ad allevamenti intensivi e antibiotici
Tra le raccomandazioni approvate, invece, molto spazio alla produzione alimentare: i cittadini chiedono ad esempio di sovvenzionare l’agricoltura biologica, ridurre pesticidi e fertilizzanti chimici e autorizzare l’uso di antibiotici solo quando strettamente necessari. Ma anche di «eliminare gradualmente l’allevamento intensivo, comprese le condizioni di vita irrispettose degli animali»: un punto ecidentemente caro a molti europei, visto che è al centro anche della recente Iniziativa dei cittadini (Ice) «End the cage», sottoscritta da un milione e mezzo di persone.
Agricoltura verticale (che comporta un minore consumo di suolo), educazione all’alimentazione e standard minimi comunitari sulla qualità del cibo rientrano fra i suggerimenti, così come l’obbligo di segnalare sull’etichetta degli alimenti l’impiego di ormoni e sostanze endocrine. Sul tema, la raccomandazione più incisiva è però la numero 25, che intende «scoraggiare il consumo di alimenti trasformati tassando quelli malsani».
La proposta non specifica quali criteri e quali autorità dovranno giudicare ciò che mangiamo, ma chiede «l’introduzione di un sistema di punteggio a livello europeo per etichettare gli alimenti»: qualcosa di molto simile all’idea di un’etichetta veloce da leggere e uguale in tutti i 27 Stati, che la Commissione proporrà entro la fine del 2022.
L’Unione europea della salute
Le preoccupazioni per le condizioni di salute nell’Unione emergono anche dalla richiesta di includere l’assistenza sanitaria tra le competenze condivise da Unione europea e Paesi membri. La raccomandazione prevede espressamente di modificare l’Articolo 4 del Trattato sul funzionamento dell’Unione: un dettaglio non secondario, visto che l’aggiornamento dei trattati è uno dei nodi cruciali della Conferenza sul Futuro dell’Europa.
Ottenuto un margine d’azione in questo campo, le istituzioni comunitarie dovrebbero utilizzarlo per uniformare gli standard dei servizi sanitari, garantire cure dentali a chi non può permettersele e creare una banca dati comune delle cartelle cliniche, che sarebbero disponibili ai medici degli altri Paesi solo su base volontaria, in caso di emergenze o malattie e comunque nel rispetto della protezione dei dati personali.
I cittadini vorrebbero pure una settimana europea della salute, corsi di primo soccorso obbligatori nelle scuole e la garanzia che gli ospedali privati non «drenino risorse dai sistemi sanitari pubblici». Approvato, infine, un punto particolarmente caro a Ilenia Greco, 39enne cosentina che di questo Panel è anche delegata: gli anticoncezionali ormonali usati nei casi di fibromialgia ed endometriosi, dovrebbero essere considerati trattamenti medici. «A causa di una traduzione errata, la raccomandazione era stata inizialmente stravolta, tanto che avevo pensato a un boicottaggio», dice a Linkiesta la cittadina, che a questa sessione ha partecipato da remoto.
La sua battaglia personale, alla fine, è stata vinta con l’88% dei voti: «I miei colleghi si sono mostrati sensibili verso la salute delle donne, perché questi prodotti sono veri e propri farmaci per chi ha problemi all’utero». Nella proposta si chiede inoltre di abbassare le tasse sui tamponi per il ciclo mestruale e armonizzare i trattamenti di riproduzione assistita per tutte le donne in tutti gli Stati dell’Unione. «Non è ammissibile che la fecondazione assistita sia gratuita in Spagna e presenti costi proibitivi in Italia».
Città più verdi e lotta al packaging monouso
Se in materia di salute i membri del Citizens Panel hanno generalmente mostrato compattezza, qualche bocciatura si è verificata sui temi ambientali. Niente da fare per l’idea di limitare voli a corto raggio e navi da crociera: l’approvazione si è fermata al 69,59% per una misura che è già oggetto di discussione in alcuni Paesi.
Al contrario, sono passate le richieste di maggiori investimenti in piste ciclabili e specifici requisiti per lo sviluppo urbano, anche se è stato respinto per una manciata di voti un sistema di sanzioni/sussidi alle autorità locali in base alle rispettive politiche ambientali. Per i cittadini, ci vorrebbero una piattaforma con informazioni scientifiche aggiornate sul clima, orti nelle scuole, giardini metropolitani ed etichette sui prodotti di consumo che ne mettano in risalto l’impronta ecologica.
La necessità di sapere quante e quali risorse vengono impiegate per la produzione potrebbe incoraggiare acquisti più sostenibili: per quegli oggetti che non lo sono affatto, dovrebbe anzi essere vietata la pubblicità.
Percentuali molto alte di consenso hanno raccolto le idee del vuoto-a-rendere per barattoli, flaconi e bottiglie e della sostituzione totale degli imballaggi di plastica con quelli biodegradabili, con l’introduzione di multe per le aziende che non vi si adeguano: proprio i contenitori monouso sono inclusi in una direttiva della Commissione europea entrata in vigore di recente.
Il 92% dei votanti chiede all’Unione anche di combattere l’obsolescenza programmata, per contrastare la cultura dell’usa e getta: servono garanzie più chiare e lunghe per i prodotti, prezzi più bassi per i pezzi di ricambio e «un’agevolazione fiscale per i servizi di riparazione». Pure in questo caso, le istanze espresse fanno riferimento ad aspetti propri dell’economia circolare, già affrontati negli ultimi anni dagli organi comunitari.
Sulla dibattuta questione energetica, invece, i cittadini si espongono poco. Una raccomandazione chiede filtri obbligatori di anidride carbonica per le centrali a carbone europee, un’altra suggerisce l’utilizzo massiccio dell’eolico per produrre idrogeno. Manca tuttavia qualsiasi riferimento all’energia nucleare, che pure è stata invocata in due delle proposte di settore più commentate sulla piattaforma della Conferenza.
«La verità è che non abbiamo le competenze per parlarne in maniera efficace», spiega a Linkiesta Roberta Romita, una delle cittadine coinvolte nella discussione. Il tema è stato affrontato nei sottogruppi, ma le proposte che auspicavano l’utilizzo del nucleare non hanno raggiunto la votazione finale.
La presenza dei moderatori e degli esperti dovrebbe aiutare a dirimere le questioni più complesse, ma in molti casi servirebbero comunque delle conoscenze pregresse per un’analisi completa, sottolinea la giovane partecipante. «Del resto – dice Romita – potrebbe essere controproducente approvare tutte le proposte che vengono avanzate: io ho scelto di votare soltanto quelle raccomandazioni che per me sono prioritarie».
L’eredità di questo Citizens’ Panel sarà difesa dai suoi 20 delegati, che si sono riuniti anche dopo l’ultima votazione per fare il punto sulle raccomandazioni finali. Il prossimo passo è l’atteso confronto, il 21 e 22 gennaio, con la Plenaria della Conferenza, dove li attendono centinaia di politici di professione, tra eurodeputati, parlamentari nazionali, ministri e membri della Commissione.
Per tutti gli altri cittadini finisce qui il viaggio nel cuore della democrazia europea, con le parole di una partecipante greca che ha definito «commovente» il metodo utilizzato, paragonandolo a quello dell’antica Atene. O quelle di ringraziamento di Celestino Addari, nuorese di 85 anni, che non ha mancato un appuntamento nonostante l’età avanzata e la pandemia in corso. «È un’esperienza eccezionale e capita al massimo una volta nella vita».