Due spoiler alert. Il primo: in questa lista dei migliori dischi che una volta si definivano rock del 2020 non c’è Fiona Apple, il cui album trovate più o meno ovunque e molto spesso al primo posto, perché al primo latrato di cani anziché gridare al capolavoro ho cambiato genere.
Il secondo: nella lista c’è Taylor Swift, la regina del pop che si è trasformata in artista indie, mantenendo la vivacità della superstar.
(Qui per leggere la lista dei migliori dischi italiani del 2020, qui la lista dei migliori dischi jazz del 2020)
Taylor Swift – Folklore
Due album acustici e due documentari in pochi mesi, la collaborazione con i National e con Bon Iver, il completamento del giro cominciato interpretando il ruolo della ragazzina prodigio della country music diventata superstar del pop, e poi matrona dell’industria discografica americana, artista ribelle, argomento primario e ossessivo dei tabloid, musicista legittimata dall’attenzione di importanti musicisti indipendenti e ora cantautrice al cui cospetto si inchinano i nomi più importanti della musica indie. Gli intro minimali al pianoforte o alla chitarra di Aaron Dresser dei National, assieme ai duetti con Bon Iver, sia in Folklore sia nel sequel Evermore, le hanno concesso una libertà espressiva che la sovraproduzione pop qualche volta ha messo in secondo piano.
Dua Lipa – Future Nostalgia
Dua Lipa è la mia grande sorpresa di quest’anno. Non amando il pop, non mi ero mai scomodato per ascoltarla. Poi un deputato della Repubblica e mia figlia di otto anni mi hanno convinto ad ascoltarla e ho capito che questa ex modella anglo-albanese è la Madonna di questo secolo, la nuova Lady Gaga, una vera cantautrice capace di sfornare canzoni irresistibili una dietro l’altra, un pop colto e artistico tutt’altro che banale. Canzoni che fanno piangere e ballare, ha detto lei.
Sufjan Stevens – The Ascension
I dischi di Sufjan Stevens sono sempre nella lista dei migliori dischi di Gommalacca. Titolo coltraniano, per un ritorno più elettronico e rock, dopo la splendida parentesi acustica di Carrie & Lowell del 2015, The Ascension ricorda The Age of Adz, con echi alla Radiohead purificati dal misticismo stevensiano e mantiene la tradizionale aura spirituale cara al cantante americano. Contiene canzoni capolavoro, da Video Game a Sugar, America, tanto che una ha dovuto lasciarla fuori e metterla come b-side del singolo di America, My Rajneesh.
Soccer Mommy – Color Theory
Il secondo album della cantautrice americana Sophie Allison, nata nel 1997 a Nashville, in altre epoche in cui esisteva ancora un’industria discografica sarebbe diventato un fenomeno commerciale e culturale nonostante la sua “teoria dei colori”, blu per la depressione, giallo per le malattie fisiche e mentali e grigio per la mortalità, non sia esattamente materia pop.
Lianne La Havas – Lianne La Havas
Cantautrice londinese, chitarrista eccelsa, voce di grande personalità, Lianne La Havas ha preso in mano la torcia del folk-soul britannico, gli ha dato un tocco austero alla Radiohead, c’è anche una splendida cover di Weird Fishes, ed è pronta a conquistare il mondo dell’art rock.
Waxahatchee – Saint Cloud
Waxahatchee è Katie Crutchfield, una cantautrice dell’Alabama, al suo secondo album già considerata una specie di reincarnazione di Bob Dylan. Ovviamente non è Bob Dylan, ma il suo primo e questo suo secondo disco country rock non vorrete perderveli.
Fontaines D.C. – A Hero’s Death
L’Irlanda epica, un bel disco rock come una volta, un po’ Smiths un po’ Oasis, ma anche Radiohead, Talking Heads, Television e Velvet Underground.
The Weeknd – After Hours
Non sbaglia un colpo, The Weeknd, una via di mezzo tra Prince, Elton John e Al Green.
Fleet Foxes – Shore
Il folk progressive incontra l’avantgarde soft rock.
Pinegrove – Marigold
Uscito prima della pandemia, e si sente. Rock del New Jersey, ammesso che esista come definizione, musica che fa sentire bene.
Jeff Tweedy – Love Is The King
Anche il leader dei Wilco, come i Fleet Fox e Taylor Swift, ha registrato un disco acustico e intimo che riflette sulla condizione umana.
Matt Berninger – Serpentine Prison
Il primo disco solista del cantante dei National, prodotto da Booker T. Jones, uno di quelli che ho ascoltato di più quest’anno.
Moses Sumney – græ Part 1 e Part 2
Californiano di origini del Ghana, cantautore soul, con questa ambiziosa opera musicale uscita in due parti a distanza di mesi si candida a prendere il posto di Frank Ocean, di Kendrick Lamar e di D’Angelo nella black music contemporanea.
Sault – Untitled (Black Is)
Collettivo underground britannico, funk e blues, d’area Michael Kiwanuka, colonna sonora del movimento Black Lives Matter. Black Music Matters.
Morrissey – I Am Not A Dog In A Chain
Che Morrissey non fosse un cane incatenato lo sapevamo, ma le baggianate politiche che dice ci avevano fatto escludere che fosse ancora in grado di scrivere canzoni meravigliose. Questo è uno dei suoi album solistici di sempre, che ricorda senza nostalgia i tempi degli Smiths.
Bob Dylan – Rough And Rowdy Ways
I dischi di Bob Dylan sono sempre accolti con grande clamore ma in realtà anche sottovalutati perché l’autore è Bob Dylan, il grande vecchio per eccellenza nonché autore di canzoni memorabili che hanno segnato diverse epoche. Sarebbe un errore non valutare per bene il suo nuovo disco, con quei due brani, Murder Most Foul e I Contain Multitudes, anticipati a sorpresa e che rimarranno.
Bruce Springsteen – Letter To You
Altro grande vecchio di ritorno sulle scene, con un disco di canzoni americane, più Frank Sinatra che Bruce Springsteen.
Neil Young – Homegrown
Il terzo grande vecchio, Neil Young, ha pubblicato un disco che aveva tenuto nel cassetto dal 1974, da quando decise di stampare Tonight’s the Night perché nel frattempo la relazione con la ragazza che aveva ispirato Homegrown si era deteriorata. Alcuni di quei brani sono tornati in altri dischi e sono stati suonati dal vivo, ma ascoltare nella sua interezza originale il disco che avrebbe dovuto seguire On the Beach è una meraviglia.
Phish – Sigma Oasis
Non sono mai stato un fan sfegatato dei Phish né un adepto della loro straordinaria reputazione live, con l’eccezione di una passione smodata per una delle più belle canzoni d’amore di sempre, Waste dall’album Billy Breathes del 1996. Eppure Sigma Oasis è un gran disco di prog rock contemporaneo
Trey Anastasio – Lonely Trip
Ed è molto bello, più semplice e raccolto, anche il disco solista di Trey Anastasio, il leader dei Phish, concepito in quarantena.
The Strokes – The New Abnormal
Un disco scritto e registrato prima del lockdown globale da una band considerata in declino, ma con un titolo visionario e una genuinità rock ritrovata.
John Anderson – Years
Bella voce country, da intenditori, sconosciuta per oltre quarant’anni fuori dai circuiti delle country radio, ora prodotta per la prima volta da Dan Auerbach, uno dei due componenti dei Black Keys, ricorda il migliore James Taylor.
Israel Nash – Topaz
Nato nel Missouri nel 1981, cantante misterioso, chitarrista eccelso, quando non parte per la tangente, come in questo EP di cinque canzoni che preannunciano un album completo nel 2021, è la reincarnazione di Neil Young.
Altri dischi notevoli del 2020
Jonathan Wilson, Dixie Blur
José James, No Beginning No End 2
Lambchop, Trip
Ryan Adams, Wednesdays
Ray LaMontagne, Monovision
Torres, Silver Tongue
Jason Isbell, Reunions
Markus King, El Dorado
Bill Callahan, Gold Record
The Avett Brothers, The Third Gleam
Eels, Earth To Dora
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